Michel Hazanavicius • Regista di La plus précieuse des marchandises
“Ogni volta, devi fare i compiti”
- Il regista premio Oscar parla dell'ampia gamma del suo lavoro e approfondisce la realizzazione del suo film d'animazione

Da regista, Michel Hazanavicius ha realizzato film molto diversi tra loro in termini di storie, stile e generi: dalla commedia nera (Mes Amis) alla parodia dei film di spionaggio (OSS 117, Le Caire nid d'espions [+leggi anche:
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scheda film]), al melodramma muto in bianco e nero (The Artist [+leggi anche:
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intervista: Michel Hazanavicius
scheda film]), alla commedia zombie (Cut! Zombi contro zombi [+leggi anche:
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intervista: Michel Hazanavicius
scheda film]) e ora è la volta di un toccante dramma animato: La plus précieuse des marchandises [+leggi anche:
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intervista: Michel Hazanavicius
scheda film]. Cineuropa ha parlato con il regista della sua versatilità e del suo ultimo film, in uscita nelle sale francesi il 20 novembre con Studiocanal.
Cineuropa: Ha bisogno di entrare in un nuovo universo ogni volta che fa un film?
Michel Hazanavicius: È molto difficile rispondere a questa domanda. Ho avuto questa discussione con un mio amico, un altro regista francese. Ogni volta che vogliamo fare qualcosa di semplice, diventa difficile o complicato. È vero che fare qualcosa che sembra semplice non mi attira molto.
Per girare The Artist ha visto circa 150 film muti. Perché ci sono voluti quasi dieci anni per realizzarlo?
Quando si fa un film molto specifico come questo, o con un argomento molto specifico, si fanno delle ricerche e ci si nutre del soggetto. Per esempio, per La plus précieuse des marchandises non ho guardato nessun film d'animazione, ma ho letto molti libri e testimonianze sui campi di concentramento e sono andato a visitarli. La mia ricerca si è concentrata più sul tema in sé che sullo stile del film. Ma quando si fa un film più formale come The Artist, ad esempio, guardare i film muti fa parte della ricerca per due motivi. Faceva parte del soggetto, ma dovevo anche imparare il vocabolario necessario per raccontare una storia senza parole. Così, quando ho fatto il film Il mio Godard [+leggi anche:
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Q&A: Michel Hazanavicius
scheda film], dovevo conoscere l’argomento, che era appunto Godard, ma volevo anche usare i modelli godardiani per raccontare la mia storia. Ogni volta bisogna fare i compiti a casa.
Cosa l'ha portata alla decisione di adattare la storia de La plus précieuse des marchandises, tratta dal libro di Jean-Claude Grumberg, in un film d'animazione?
Mi è stato proposto. Il produttore mi ha inviato la bozza del libro prima della sua pubblicazione e mi ha detto che avremmo dovuto fare un film d'animazione. Ma anche se non l'avesse detto, avremmo scelto il formato animato. Non volevo fare un film su un argomento solitamente molto difficile, ma quando ho letto il libro, i personaggi più in risalto erano gli scrittori. Sono gli unici personaggi che portano davvero speranza e salvano l'umanità in questi tempi bui. Hanno salvato altre persone scegliendo l'umanità e la dignità. È questo che mi ha commosso.
Come ha mantenuto l'equilibrio tra l'immaginazione e la crudele realtà di Auschwitz?
La storia inizia come un racconto classico e, passo dopo passo, la realtà entra nella narrazione. Alla fine, non è più un racconto, ma la storia di un ragazzo in una stazione ferroviaria nel 1964. Ma anche un racconto ha un'eco del mondo reale. Dovevo approssimamarmi alla realtà e mostrare anche i campi. Da bambino ne avevo sentito parlare molto, quindi avevo un immaginario molto forte dei campi, ma volevo andarci di persona. Questo ha cambiato qualcosa nel film. Quando ho visto Auschwitz, mi ha colpito molto il fatto che gli alberi, le nuvole e tutta la natura erano esattamente gli stessi di ottant'anni fa. Per questo ho deciso di mostrare molta natura. Ho cambiato la struttura, in modo che la realtà entrasse nella narrazione più tardi rispetto al libro.
Perché ha deciso di fare un film d'animazione classico in 2D?
È stato difficile perché non è più un tipo di film che si fa oggi. Quando si prendono degli esseri umani come personaggi non cartooneschi, bisogna rispettare l'anatomia e la prospettiva, il che richiede disegni molto precisi. Abbiamo usato il 3D per cose molto specifiche. Per esempio, abbiamo modellato i treni in 3D e poi abbiamo ridisegnato tutto. Ho voluto questa tecnica 2D perché ha una sorta di semplicità che si adatta al racconto e dà la giusta distanza all'interno della storia. Inoltre il 2D può farsi poesia e essere più simbolico.
Come ha trovato studi, designer e animatori in grado di produrre il film in questo stile?
Abbiamo dovuto trovare il modo di lavorare insieme perché io non sono un regista di animazione. Ho dovuto capire come lavorano loro e loro hanno dovuto capire come lavoro io. È stata una discussione costante tra me e loro che mi ha costretto a fare certe scelte. Ma d'altra parte, mi ha dato la libertà di fare alcune cose che non avrei potuto fare con gli attori in un film dal vivo.
Qual è il suo prossimo progetto?
Non so quale sarà il mio prossimo film. Il mio prossimo progetto è un libro sui combattenti ucraini che ho incontrato in Ucraina. Ho realizzato schizzi e immagini per ritrarre questi difensori ucraini.
(Tradotto dall'inglese)
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