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Germania / Stati Uniti

Ibrahim Nash’at • Regista di Hollywoodgate

“L'ostacolo più critico che abbiamo affrontato durante la produzione è stata la decisione di non filmare con i civili”

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- Il regista egiziano residente a Berlino parla del suo approccio per bilanciare la sua visione personale di regista con la responsabilità di rappresentare le complessità di una situazione sensibile

Ibrahim Nash’at  • Regista di Hollywoodgate
(© Mehmet Elbanna)

Il regista egiziano residente a Berlino Ibrahim Nash'at ha presentato in anteprima il suo documentario Hollywoodgate [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Ibrahim Nash’at
scheda film
]
fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia del 2023. La coproduzione tedesco-statunitense è ora nella shortlist per gli Oscar, nella categoria Documentari (leggi la news). Abbiamo parlato con Nash'at del film che, nell'arco di un anno, denuncia la trasformazione di una milizia fondamentalista in un regime militare.

Cineuropa: Hollywoodgate affronta un argomento molto delicato e politicamente forte. Come ha trovato l'equilibrio tra la sua visione personale di regista e la responsabilità di rappresentare la complessità della situazione in modo accurato e rispettoso?
Ibrahim Nash’at:
L'accordo fondamentale che ho fatto con me stesso e con i talebani è stato semplice: documentare ciò che ho visto, come l'ho visto. Sebbene ritenga che sia nostra responsabilità di registi rappresentare le situazioni in modo accurato e rispettoso, non credo che possiamo – o dovremmo – fingere di essere liberi da prospettive. Ogni fotogramma che giriamo e ogni montaggio che facciamo emergono dal modo in cui ci muoviamo e comprendiamo il mondo. La mia intenzione non è mai stata quella di fare di questo documentario un film di risposte. La mia speranza era che potesse far luce sulla belligeranza di un regime e sulle pericolose conseguenze di una guerra fallita e senza fine.

Documentare un argomento così controverso ha probabilmente comportato notevoli sfide logistiche ed etiche. Può condividere alcuni degli ostacoli più critici che avete affrontato durante la produzione e come li avete superati?
L'ostacolo più critico che abbiamo affrontato durante la produzione è stata la decisione di non filmare con i civili. È stata una scelta consapevole che abbiamo fatto per la sicurezza di tutte le persone, soprattutto delle donne. Ci siamo resi conto che se avessimo filmato con dei civili e li avessimo messi accanto ai talebani nello stesso film, avremmo messo in pericolo le loro vite. Volevamo davvero girare con le donne, ma avevamo paura che la loro presenza nel film potesse metterle in pericolo. Avevamo anche delle scene girate con delle donne, ma abbiamo deciso di non includerle nel film per la loro sicurezza.

Quale impatto spera che Hollywoodgate abbia sul pubblico? Ci sono reazioni o conversazioni specifiche che intende suscitare attraverso questo film?
Spero che il film mostri il fallimento della guerra ventennale in Afghanistan. Spero che metta in luce la natura repressiva e assetata di potere del regime talebano e degli altri leader che costringono le loro nazioni alla guerra per i loro obiettivi di mantenimento del potere, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione o dal gruppo etnico. Voglio che il film riveli che la propaganda è sempre stata uno strumento di guerra, che i talebani stanno cercando di utilizzare anche ora. Soprattutto, spero che il film trasmetta la brutalità della guerra e il dolore generazionale che provoca. Alla fine, solo i signori della guerra traggono vantaggio dalla guerra. La guerra genera guerra.

(Tradotto dall'inglese)

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