Nele Mueller-Stöfen • Regista di Delicious
“Non volevo puntare il dito contro i miei personaggi, perché la disuguaglianza sociale è un problema globale e non può essere risolta a livello individuale”
- BERLINALE 2025: La sceneggiatrice e regista del film di Netflix ha parlato dell'idea dietro al suo lungometraggio d'esordio, del suo contesto sociale e dei suoi obiettivi finali

Dopo la sua anteprima nella sezione Panorama della 75ma Berlinale, il film tedesco Delicious [+leggi anche:
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intervista: Nele Mueller-Stöfen
scheda film] arriverà su Netflix il 7 marzo. Abbiamo parlato con la regista Nele Mueller-Stöfen, che, dopo una lunga carriera da attrice, tra cui un ruolo in The Sex Thief di Christian Petzold, seguita da una dozzina di anni di lavoro come sceneggiatrice, ha ora scritto e diretto il suo primo film.
Cineuropa: Ha menzionato Teorema di Pier Paolo Pasolini come fonte d'ispirazione. Potrebbe parlarci delle influenze che l’hanno portata a scrivere la sua sceneggiatura?
Nele Mueller-Stöfen: Devo raccontarle un piccolo aneddoto. Un mio amico era in vacanza in Italia e diceva che gli stava piacendo moltissimo. Era con un gruppo di persone: si stavano divertendo un mondo e tutto filava liscio. Poi si è unita a loro un'altra persona che ha manipolato il gruppo a tal punto che dopo 24 ore tutti hanno deciso di andarsene. Hanno fatto le valigie e sono tornati a casa, o sono andati in un altro posto in Italia, non ne sono certa. Quello è stato il punto di partenza per me, ed è stato molto interessante. Cosa succede se una sola persona manipola un intero gruppo di persone e ne cambia completamente le dinamiche?
Poi lessi un articolo di giovani autrici che scrivevano racconti davvero taglienti, e che facevano luce anche sulle disuguaglianze sociali della società del loro Paese, e mi è piaciuta molto quell'idea. Vediamo [questi temi] in molti film che mi hanno ispirato: The Housemaid di Kim Ki-young, che adoro, così come Lasciami entrare [+leggi anche:
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scheda film] di Tomas Alfredson. E poi, naturalmente, c'è un film che mi ha davvero ispirato, ed è stato Teorema perché c'è questa storia in cui una persona entra in una famiglia e ne cambia l'intero futuro. L'opera di Pasolini mi ha ispirato e mi ha spinto ad andare avanti nella scrittura della mia storia.
Alcuni scrittori di gialli, come Agatha Christie, a volte ritoccano la storia, aggiungendo qualche indizio dopo aver scritto il finale. Ha lavorato su Delicious in modo lineare? Com'è stato il suo processo di scrittura?
Ha assolutamente ragione. Sapevo come sarebbe finito, ma la domanda era: "Come ci arrivo e come voglio raccontarlo? Voglio che il pubblico lo sappia subito?". Mi piace dare piccoli indizi, come quando una persona ha fame e le dai un biscotto, e poi un altro biscotto e così via. Il processo non è stato facile, perché devi sempre chiederti se quello che stai offrendo al pubblico sia troppo o troppo poco.
Teodora è una giovane donna, e anche la sua gang è molto giovane. È stata una scelta voluta? Sono i giovani a dover portare il cambiamento nella società?
È un bene che lo dica, perché non è certo una coincidenza. Non si tratta solo di disuguaglianze nella nostra società; coinvolge anche generazioni diverse. Come disse Antonio Gramsci: "Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri". La vecchia generazione deve fidarsi dei giovani. Forse è un po' idealistico, ma dovrebbero davvero iniziare a dare spazio ai giovani, permettendo loro di rendere il mondo un posto migliore.
Quali cose ha cercato di evitare durante la realizzazione di questo film? Cosa temeva e cosa cercava di ottenere?
Per me, era davvero importante non condannare i ricchi e i poveri. Non volevo puntare il dito contro i miei personaggi, perché credo che la disuguaglianza sociale sia un problema globale e non possa essere risolto a livello individuale. Questo era fondamentale. Non volevo dire che i ricchi sono i cattivi e i poveri i buoni. Non volevo fare prediche o dire alla gente come comportarsi. Infine, ho cercato di creare un'atmosfera speciale, il pubblico doveva stare seduto lì e avere un piccolo sapore in bocca. Doveva essere gustoso, non solo bello da vedere. Volevo che assaggiassero i fichi, che ne assaggiassero la polpa.
Ha dovuto gestire un cast piuttosto eterogeneo, con alcuni personaggi principali. Come hanno contribuito gli attori al processo creativo e alla costruzione della storia?
Sì, c'è qualcosa di magico che accade sul set quando ti siedi e li guardi; succede sempre qualcosa di nuovo, una sorpresa o altro. Carla Díaz nei panni di Theodora è selvaggia e, quando ci guarda, sembra che il mondo si sia fermato.
(Tradotto dall'inglese)
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