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CANNES 2025 Concorso

Joachim Trier • Regista di Sentimental Value

“Ho 50 anni e due bambini piccoli, e il mondo è in subbuglio: credo che siamo pronti per un po' di tenerezza”

di 

- CANNES 2025: Il regista norvegese parla del suo ultimo film e del fatto di aver raggiunto un punto "fortunato" nella sua carriera

Joachim Trier • Regista di Sentimental Value
(© 2025 Fabrizio de Gennaro per Cineuropa - fadege.it, @fadege.it)

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, Joachim Trier si è aggiudicato il Grand Prix del 78mo Festival di Cannes (leggi la news). Abbiamo parlato con il regista norvegese a Oslo dopo la sua movimentata partecipazione al festival, dove ha anche rilasciato un'audace dichiarazione sul "nuovo punk" dei nostri tempi, che ha effettivamente attirato una notevole attenzione.

Cineuropa: Alcuni hanno ipotizzato che Sentimental Value possa essere un film particolarmente personale. È d'accordo?
Joachim Trier: Eskil Vogt ed io scriviamo sempre partendo "da noi stessi", e queste complesse questioni familiari sono cose con cui la maggior parte di noi può identificarsi. Piuttosto che essere personali – in realtà abbiamo iniziato con due sorelle – l'obiettivo è quello di stabilire un tono che suoni vero con uno scenario che conosco bene. Questa famiglia in particolare non è in un buon momento all'inizio, ci sono questioni irrisolte tra il padre egocentrico e assente e la figlia risentita. Ma i due evolvono con l'avanzare del film. Quando ci si lascia alla fine, ci sono ancora delle asperità, ma anche un'apertura. Credo in quell'apertura, o almeno voglio che sia un elemento abbastanza veritiero che gli spettatori possano portare con sé.

La figlia maggiore si chiama Nora. Possiamo considerare questo film una versione Trier-Vogt della tradizione scandinava di Ibsen e Strindberg, Ingmar Bergman e forse anche Woody Allen, quando guarda verso nord?
C'è una scena in cui Renate Reinsve ed Elle Fanning sono sedute in teatro, vestite di bianco, circondate da tende rosse. Improvvisamente, abbiamo pensato: "Oddio, sembra uscito da Sussurri e grida", il che era tutt'altro che pianificato. Non proverei mai a emulare Bergman; semplicemente non è la cosa giusta da fare. Ma lui è lì, ovviamente, come una stella polare scandinava e archetipo generale per qualsiasi amante del cinema. Quanto al fatto che il personaggio di Renate si chiami Nora, è più che altro perché metà delle figlie della classe media intellettuale norvegese si chiamano proprio Nora. Ne conosco parecchie anch'io.

Il padre è svedese ed è interpretato da Stellan Skarsgård, che, guarda caso, lavorò con Bergman ai suoi tempi, interpretando persino Strindberg. Cosa l’ha portata a scegliere questo attore?
È molto semplice: ho raggiunto un punto "fortunato" nella mia carriera in cui posso avvicinarmi ad attori di un certo livello, per giunta di altissimo livello. In quella "lista", Stellan è in cima. Lo stesso vale per personaggi come Lena Endre e Jesper Christensen, con cui è una vera gioia interagire.

"La tenerezza è il nuovo punk" è forse la frase più ricordata della sua conferenza stampa a Cannes, quasi alla pari con i commenti nazisti del suo omonimo Lars nel 2011. Quell'anno, il suo primo a Cannes, è stato occasionalmente soprannominato "il Trier simpatico", un appellativo contro cui ha protestato. Ma oggi, forse, è proprio da quella “tenerezza” che trae la sua più grande forza.
Vengo da un'epoca radicale e sicuramente ho avuto un lato radicale in me. Oggi ho 50 anni e due figli piccoli, e il mondo è in subbuglio. Credo che siamo pronti per la tenerezza e la riconciliazione. Non senza un po' di forza, però. La musica che abbiamo scelto per la colonna sonora è principalmente soul, con artisti come Terry Callier e Pieces of a Man di Gil Scott-Heron. Quando ascolti quel pezzo, sei cullato dai suoni, ma sotto sotto c'è qualcosa di molto sostanziale e politico che viene espresso. È un po' il mio punto di partenza.

Il suo film "tenero" le è valso un Grand Prix a Cannes. Porterà avanti questo sentimento o ucciderà Renate Reinsve dopo 30 minuti nel prossimo film, solo per farci sapere che non vuole essere etichettato?
Quasi certamente non lo farò! Se mi paragono a un regista come Stanley Kubrick, che non ha mai fatto lo stesso film più di una volta, e a Woody Allen, che ha sempre fatto lo stesso film, forse sono un po' più vicino a Woody. Detto questo, se si guarda a Kubrick, può aver scelto ogni volta un genere nuovo, ma è sempre stato Kubrick.

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, avevamo concluso che si trattava della terza parte della sua “trilogia di Oslo”. Aveva in mente di fare una trilogia in quattro parti, ha detto. Sentimental Value è la “quarta parte”?
Ah sì, grazie per avermelo ricordato! Non vedo Sentimental Value come una quarta parte, perché il focus qui è “La casa”, piuttosto che “La città”. Ma vediamo. Prima di tutto, questo film sta per uscire in tutto il mondo, cosa che attendo con ansia. Poi, mi siederò e capirò dove mi trovo. Che potrebbe essere Oslo, in effetti...

(Tradotto dall'inglese)

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