Marco Bellocchio • Regista di Portobello
“Del caso Tortora mi interessava l’incontro tra il mondo dei criminali in carcere e quello del suo show in tv”
- VENEZIA 2025: Marco Bellocchio ci parla della sua nuova serie dedicata alla parabola tragica del giornalista e presentatore televisivo Enzo Tortora, che debutterà nel 2026 su HBO Max

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intervista: Marco Bellocchio
scheda series], la nuova serie di Marco Bellocchio presentata Fuori Concorso alla 82ma Mostra di Venezia, debutterà nel 2026 su HBO Max, dove sarà disponibile a livello globale, compresi i prossimi mercati di lancio Italia e Regno Unito, esclusi Francia e Germania. La serie HBO Original racconta uno dei più clamorosi errori giudiziari italiani: la vicenda del presentatore televisivo Enzo Tortora, la parabola tragica della caduta di un uomo innocente. Ne abbiamo discusso con il regista.
Cineuropa: Il formato di sei episodi di un’ora le ha dato la possibilità di approfondire meglio questa vicenda intricata?
Marco Bellocchio: Quando è venuta fuori l’idea di fare un film su Enzo Tortora abbiamo capito che non poteva contenere tutta la sua vicenda. Il nostro interesse si concentrava su quello che avviene prima del suo arresto, e poi i processi, fino alla sua morte. Tutta questa materia non poteva essere racchiusa in un solo film. C’era bisogno di una scansione ad episodi. Quindi la scelta della serie è venuta naturale. Poi c’è stato persino il problema di cosa selezionare, perché anche in una serie abbiamo dovuto scegliere e sintetizzare, per contenere tutto in sei episodi.
Cosa le interessava di più del “caso Tortora”, la vicenda umana o i cortocircuiti tra criminalità, giustizia, media e show business?
Ci sono vari temi che possono essere individuati che mi interessavano. A livello di sceneggiatura e poi di montaggio abbiamo faticato molto a mettere insieme il mondo di Enzo Tortora - che si identificava con il suo programma più celebre, Portobello - e in parallelo il mondo della malavita in carcere, dove vi erano alcuni camorristi che seguivano abitualmente lo show in tv. Per una serie di coincidenze questi due mondi si intercettavano e un camorrista, collaborando con la giustizia, ha tirato in ballo il giornalista.
In una scena si vede Tortora tuonare contro le migliaia di miliardi stanziati dallo stato per la ricostruzione dopo il terremoto del 1980 e finiti nelle mani della camorra. Si era fatto dei nemici anche tra i politici vicini alla criminalità?
Tortora sicuramente non era simpatico ai grandi poteri. Sia di sinistra che di destra. E soprattutto al mondo massonico, che lui criticava e combatteva. Poi c’è questa doppia coincidenza: da una parte, la colpa di non aver mostrato in trasmissione i centrini speditigli dal carcere e l’odio da parte del camorrista Giovanni Pandico, dall’altra un’agenda in cui c’era il suo nome. Ma poi si scoprirà che era solo un omonimo. I pentiti si sono moltiplicati e sulla base delle loro dichiarazioni è stato incastrato e poi condannato. All’epoca gli inquirenti non avevano bisogno di cercare riscontri alle testimonianze di tre pentiti per portare qualcuno in tribunale.
Ed è finito subito nella gogna mediatica…
Tra i giornalisti, quelli che lo indicavano come colpevole erano come una seconda linea di fuoco. Erano invidiosi del suo successo. Portobello aveva avuto un picco massimo di 28 milioni di spettatori.
Sembra una vicenda paradigmatica e universale di una star dello spettacolo che per qualche motivo cade nel fango.
L’esperienza qui a Venezia è interessante, dal mio punto di vista, perché mi consente di capire se anche un pubblico di non italiani possa essere interessato a questa storia, prima che HBO presenti la serie in tutto il mondo.
Per interpretare Tortora ha chiamato nuovamente Fabrizio Gifuni, con cui ha girato due film. Qual è la sua esperienza con questo bravissimo attore?
Gifuni ha bisogno dei suoi tempi per fare puntigliose ricerche, analizzare i personaggi. Lui probabilmente ha studiato Tortora più di quanto lo abbia fatto io. Questo approfondimento ti permette, al momento delle riprese, quel raro abbandono che è prezioso per far diventare reale un personaggio. Le riprese comportano inevitabilmente degli imprevisti, delle sorprese, qualcosa che è necessario cambiare. La sua preparazione non gli impediva di essere libero in tanti momenti delle riprese. Peraltro la sua interpretazione di Aldo Moro in Esterno notte [+leggi anche:
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scheda series] si interseca con questa di Tortora, perché quest’ultimo si è molto occupato in tv del sequestro e poi dell’uccisione di Moro da parte dei terroristi delle Brigate Rosse. Era intervenuto già nel 1969 sulla strage di Piazza Fontana a Milano, attaccando ferocemente l’anarchico Pietro Valpreda che era stato arrestato per aver messo la bomba e in seguito scagionato. Quando fu la volta di Tortora, Valpreda commentò con ironia.
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