VENEZIA 2025 Giornate degli Autori
Giovanni Troilo • Regista di Life Beyond the Pine Curtain - L’America degli invisibili
“Oltre quella cortina di boschi c’è un Texas fuori dai cliché”
di Carlo D’Acquisto - CinecittàNews
- VENEZIA 2025: Il regista italiano parla del suo doc, che ci svela un inedito East Texas che ha votato Trump

Tra le vertiginose foreste di pini e le paludi dell’East Texas, una comunità nascosta si muove placidamente, lontano dai riflettori. Giovanissimi petrolieri, famiglie sui generis, buffi ambulanti e donne che incarnano la memoria storica di un luogo: questi e tanti altri sono i protagonisti di Life Beyond the Pine Curtain – L’America degli invisibili [+leggi anche:
intervista: Giovanni Troilo
scheda film], il documentario di Giovanni Troilo presentato nelle Notti Veneziane delle 22me Giornate degli Autori. Nei giorni che precedono le ultime elezioni che hanno riportato Trump al comando degli USA, il regista italiano racconta quattro diversi personaggi che vivono tra le cittadine di Gladewater, Longview e Kilgore. Un ritratto discreto e poetico arricchito dalla voce e dai testi di Joe R. Lansdale, acclamato autore della letteratura americana contemporanea, originario proprio di quei luoghi.
CinecittàNews: La prima cosa a cui si pensa guardando questo film è: ma cosa ci fa un italiano nell’East Texas durante le elezioni americane?
Giovanni Troilo: L’idea di base era, visto che ci ero stato per le elezioni di Obama, provare ad andare lì per queste ultime elezioni, visto che avevo la sensazione che sarebbero state dirimenti. Volevamo essere presenti in un momento di probabile svolta storica per l’occidente. Ne abbiamo parlato con Sky, che ha deciso di produrlo insieme a Chiarafama, con l’idea di portare un punto di vista inusuale sulle elezioni. Ci siamo a lungo interrogati anche con Federico Leoni, che è l’inviato di Sky TG24 in USA, in quale Stato andare e abbiamo pensato agli swing States, gli Stati chiave per la vittoria. Ma su quale scommettere? Come un’apparizione, grazie anche a Sebastiano Pezzani, che è amico e traduttore di Joe Lansdale, è arrivata l’idea di provare a raccontare uno Stato in cui i risultati sarebbero stati chiari: quindi il Texas, o meglio l’East Texas, dove è ambientata la quasi totalità della sua produzione letteraria.
Quindi è Lansdale ad avervi portato in quei luoghi, non viceversa?
Esatto, con lui è stato un continuo rimbalzo di specchi. Lui ci ha trascinati nelle paludi di quel luogo, ispirando l’immaginario del film e abbiamo trovato che, nei suoi testi, c’erano dei passaggi che sembravano cuciti addosso al film. Sentendoli nel film, si crea questa leggera asincronia che è un valore per la storia.
Tutto nasce dalle elezioni, dalla macro-storia, che poi però resta sullo sfondo, dando spazio alla micro-storia, quella dei protagonisti del film.
La prima storia che abbiamo portato a casa era dedicata alle elezioni, il contesto era sullo sfondo. Questo ci ha dato la piena e totale libertà di potere invertire e di spostarci sul controcampo: tenere le elezioni sullo sfondo e provare a concentrare l’attenzione sulle vite dei protagonisti.
Come avete fatto a scegliere i protagonisti all’interno di questa comunità?
Questo è il grande quesito: hai in mente di portare a casa un grande racconto collettivo, ma come fai a comporre un quadro che abbia un senso, che non abbia nulla in eccesso, ma che sia esaustivo, al tempo stesso. Alcuni personaggi ce li ha presentati Joe Lansdale: Lois, per esempio, è una sua amica. Altri un giornalista locale. Nelle prime settimane abbiamo passato il tempo con queste persone, per farci accettare da queste comunità, che non sono apertissime. Giustamente devi guadagnarti la fiducia, perché possano raccontarsi davanti alle telecamere. Poi, in maniera molto naturale, si sono venute a configurare queste quattro storie. Ce ne sono alcune che sono rimaste sole, però queste era chiarissimo che fossero quelle più importanti.
Quanto è importante il punto di vista di un autore italiano, questo distacco tra voi e loro?
Credo che i ritratti migliori viene da parte di qualcuno che non ti conosce così bene, ma che ha proprio voglia di conoscerti. Perché riporta un aspetto che magari neanche la persona ritratta aveva considerato. Questo vale anche per i luoghi. Ovviamente c’è il potenziale problema di restare attaccati a dei cliché che sono i peggior nemico possibile perché non ti permettono di andare in profondità. Credo che sia importantissimo fare un lavoro sulle relazioni, un lavoro di immersione totale, di compromissione, perché se non ti comprometti un po’ non stai veramente entrando in contatto con quello che stai raccontando. La sensazione che ho ogni volta, quando torno a casa dopo queste immersioni, è di avere lasciato una parte di me lì.
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