Paola Dei • Direttrice artistica, Festival Bulli ed Eroi
“L’educazione emotiva non è un accessorio: è la base per crescere cittadini consapevoli”
- La psicologa dell’arte e pedagogista ed esperta di sviluppo spiega in che modo il festival combina linguaggi artistici diversi e un’ampia partecipazione delle scuole

Nell’ambito della sua VIII edizione, Bulli ed Eroi, il festival internazionale dedicato ai ragazzi che si svolge tra Val di Chiana Senese, Val d’Orcia e Val Tiberina Aretina tra novembre e dicembre, rafforza il suo impegno nell’educazione emotiva e nella prevenzione del bullismo attraverso l’audiovisivo. In questa intervista, la direttrice artistica Paola Dei, anche psicologa dell’arte e pedagogista ed esperta di sviluppo, racconta come funziona concretamente il progetto, quali strumenti usa per misurarne l’impatto e perché il cinema può diventare una leva reale nella lotta contro la prevaricazione.
Cineuropa: Come si articolano il coinvolgimento delle scuole e il percorso di educazione emotiva all’interno del festival?
Paola Dei: Le scuole partecipano al festival in due modi principali: come autrici di opere audiovisive e come giuria a distanza. Gli studenti realizzano cortometraggi, videoclip e altre forme espressive legate ai temi del rispetto, dell’inclusione e della prevenzione del bullismo. Parallelamente, le classi che partecipano come giuria hanno l’opportunità di visionare i lavori di registi e autori affermati, discutendoli e sviluppando capacità di ascolto, empatia e valutazione consapevole.
Il percorso di educazione emotiva si struttura attraverso laboratori, incontri con esperti e attività guidate in classe per aiutare i ragazzi a riconoscere le emozioni, costruire relazioni positive e gestire i conflitti. Ogni proposta si basa sulle più recenti ricerche scientifiche: il nostro obiettivo non è didattico, ma lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, ambito nel quale l’Italia oggi fatica. Un tempo eravamo considerati un popolo socievole e accogliente; oggi le cose sono cambiate, e il festival vuole contribuire a colmare questo divario.
Come gestite la grande varietà di linguaggi artistici mantenendo una coerenza editoriale?
Accettiamo opere che spaziano dai cortometraggi e videoclip agli storyboard, ai saggi di danza, ai disegni e al teatro filmato. La nostra linea editoriale si fonda sulla coerenza dei valori: tutte le opere devono promuovere rispetto, inclusione, dialogo e responsabilità emotiva. Ogni linguaggio offre un contributo specifico: i cortometraggi permettono narrazioni immediate, gli storyboard stimolano la progettualità, la danza e il teatro filmato valorizzano l’espressione corporea, mentre i disegni rappresentano uno spazio personale di elaborazione. L’insieme crea un mosaico educativo coerente con la missione del festival.
Quali strumenti utilizzate per valutare l’impatto del progetto sui ragazzi e sulle scuole?
Misuriamo l’impatto attraverso questionari e interviste rivolti a studenti e insegnanti, l’osservazione dei laboratori e il feedback sulle opere e sulle discussioni in classe. Incrociamo questi dati con ricerche su bullismo, educazione socio-emotiva e media education.
Oltre a essere pedagogista ed educatrice, sono Psicologa dell’Arte e dello Sviluppo e lavoro con collaboratori e studenti di Psicologia: questo ci permette di utilizzare in modo rigoroso anche la statistica. Quest’anno, ad esempio, abbiamo somministrato uno strumento del CNR e stiamo completando l’analisi dei dati proprio in questi giorni: ci aiuterà a comprendere meglio l’importanza del cinema nell’educazione affettiva. Inoltre, monitoriamo attentamente la qualità del lavoro nel terzo settore: troppe iniziative si limitano a organizzare eventi senza reale competenza, e i risultati sono spesso modesti. Noi vogliamo che ogni scelta educativa sia fondata su consapevolezza e verifica dell’efficacia.
Negli ultimi anni il bullismo è in aumento: quali sono le cause e come può intervenire il cinema?
L’aumento degli episodi di bullismo è legato a fattori diversi: l’esposizione ai social media, la pressione tra pari, famiglie più fragili o meno presenti, la sovraesposizione alla violenza e la difficoltà dei ragazzi nel riconoscere e gestire le emozioni negative.
Il cinema può svolgere un ruolo fondamentale. Raccontando storie vicine alla loro esperienza, stimola empatia e confronto, offrendo strumenti per riflettere su scelte e comportamenti. Attraverso i lavori presentati al festival, i ragazzi diventano autori di messaggi positivi e contribuiscono a costruire una cultura del rispetto. Non si tratta solo di pedagogia dell’audiovisivo, ma di un lavoro che integra strumenti psicologici, neuroscientifici e statistici.
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