email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Maria Blom • Regista

Cittadina di Dalecarlia

di 

- Uno dei "volti nuovi del cinema Svedese", Maria Blom racconta a Cineuropa la sua prima esperienza dietro la macchina da presa e la sua passione per gli attori

Cineuropa: Parlami di te: di come Maria Blom regista teatrale è diventata Maria Blom regista di cinema, ed in particolare del tuo incontro con il produttore Lars Jönsson (Memfis Film & TV).
Maria Blom: Ho incontrato Lars per la prima volta cinque anni fa. In quel tempo ero completamente presa dal teatro. Volevo fare il mio debutto nel film, ma non volevo fare le cose di fretta. Avevo già avuto offerte dal cinema perché alcune mie opere teatrali avevano avuto un grande riscontro di pubblico . Ma Lars mi ha proposto di fare un film di prova e di non mostralo a nessuno. L’idea mi è piaciuta, mi è piaciuto il suo stile ed il fatto che lui fosse preparato a prendersela comoda con me, così accettai.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Avevi già scritto e messo in scena l’opera Dalecarlians [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Maria Blom
scheda film
]
a teatro. Perché l’hai scelta per farne il tuo primo film?

Già quando scrivevo Dalecarlians per il palcoscenico, pensavo che poteva prestarsi bene ad un adattamento cinematografico. Mi piacevano molto i personaggi di differenti generazioni e volevo passare più tempo con loro. In più, era ambientata a Dalecarlia, dove è nato mio padre, ed amavo i colori, i paesaggi ed il dialetto. A dire il vero, da Stoccolma mi sono trasferita laggiù due anni fa.

E’ stato importante per te circondarti di una troupe di provata esperienza, come ad esempio Michal Leszczylowski, uno dei montatori (che aveva lavorato, tra gli altri, con Ingmar Bergman e Andrei Tarkovski) ed il Direttore della Fotografia Peter Mokrosinski, uno dei più popolari in Svezia?
Sì, lo è stato. Ed è stato anche uno dei motivi per cui ho accettato di lavorare con Lars Jönsson, considerata la sua esperienza impressionante (ha lanciato Lukas Moodysson e Josef Fares). Con lui a bordo, Peter Mokrosinski ed il resto della troupe, non ero nervosa e mi sentivo sempre in mani sicure. Pensavo che me lo avrebbero detto se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Lars, per esempio, guardava i ciak tutti i giorni e soltanto due volte mi ha detto che forse avrei dovuto girare di nuovo. La collaborazione con il Direttore della Fotografia è stata molto eccitante per me e lui stesso ha detto che lavorare su Dalecarlians è stata una delle cose più piacevoli che abbia mai fatto.

Sul cast. Come hai scelto attori ed attrici?
Avevo visto Kajsa Ernst (che interpreta la sorella maggiore Eivor) in una piccola opera teatrale quando stavo scrivendo la sceneggiatura per il palcoscenico un anno prima, e mi piacque molto. Per quanto riguarda Sofia Helin (Mia, l’attrice protagonista), siamo andate a scuola di teatro insieme nel 2001, ed avevamo già lavorato insieme in alcune delle mie opere. Stavo cercando persone dalla mentalità aperta, non egocentriche, praticamente, delle belle persone in privato con cui sarebbe stato piacevole lavorare. La mia idea di lavoro con gli attori è lo scritturarli per ruoli opposti a quello che sono nella loro vita vera. Mi piacciono le sfide. Non lavoro con gli storyboard. Improvviso con gli attori durante le prove, poi chiedo al Direttore della Fotografia di girare la scena così come vorrei venisse. Voglio che gli attori siano i personaggi, nulla di più. Certamente non voglio che recitino quello che sono nella loro vita reale.

Che tipo di storie ti piace raccontare?
Prima di tutto, il pubblico è molto importante per me. Quando scrivo, ho un particolare tipo di persone in mente e tento di immaginare quali storie vorrebbero ascoltare o vedere. Un tema ricorrente potrebbe essere quello di essere gentili l’uno verso l’altra e non stare sempre a giudicare gli altri, qualcosa che faccio nella realtà! Le mie storie sono sempre guidate dai personaggi. Creo intorno a loro e tento di trovare un contesto in cui possano svilupparsi.

Il dramma famigliare e l’atmosfera claustrofobica da palcoscenico mi ricorda i film di Bergman. Ti ha influenzato in qualche modo?
Ingmar Bergman è di un’altra generazione completamente, e non lo conoscevo molto bene quando ero più giovane. Non sentivo di essere nella stessa cerchia culturale perché sono stata una outsider da molti punti di vista. In generale, non penso di aver subito particolari influenze. Prendo soltanto le atmosfere dai film o dalle produzioni che mi piacciono. Parlando di altri registi, mi piace per esempio Tim Burton o Cameron Crowe, registi che osano essere sentimentali. Ma il modo in cui lavoro con gli attori è molto simile alla tecnica di Mike Leigh. Improvvisa sull’esperienza e sulla vita dei personaggi con gli attori e poi decide soltanto se farli più realistici o più sensibili al momento di girare.

Come regista cosa trovi più appagante, fare teatro o cinema?
In un film lavori veramente duro per un breve periodo di tempo, con molta gente, quindi il ritmo è molto intenso. Devi sempre essere un passo avanti, che è un atteggiamento che mi piace anche nella vita. Se gli altri non sono d’accordo con te, devi confrontarti con loro, e, anche questo, mi piace. Girare all’aperto, nel mondo reale, è stato veramente fantastico, perché hai un contatto diretto con la natura e con le persone che vivono nel posto dove stai girando.
A teatro, amo prendere tutte le decisioni, amo essere il vero capo indiscusso. Non accetto suggerimenti dagli altri e voglio che sia così.

Come ti fa sentire il fatto che il tuo primo film sia un grande successo in Svezia con quasi 800,000 biglietti venduti dallo scorso Dicembre?
E’ fantastico. Sono contenta che la gente pensi che il mio primo film sia stato buono, ma continuerò a migliorare il mio lavoro con le immagini ed il mio quinto film sarà forse quello di cui sarò veramente soddisfatta. Inoltre, diversamente da altri registi che hanno problemi a lavorare con il cast quando fanno il loro primo film, nel mio caso ho lavorato con gli attori sin da prima, per cui non sono una principiante in questo senso.

Stai lavorando su qualche altro progetto per il cinema?
Prenderò mezzo anno di riposo e relax a casa. Poi, in autunno, inizierò a scrivere un’altra storia originale per Lars Jönsson.


Biografia
Maria Blom è nata nel 1971. Quando non fu accettata alla scuola per parrucchieri, decise di frequentare corsi di teatro alla Södra Latin High School e, da allora, ha sempre lavorato con il teatro. Ma è stato al Backstage/Stockholm City Theatre, con opere apprezzate dalla critica come Sårskorpor e Rabarbers, che l’autrice ha raggiunto un pubblico molto più vasto e non necessariamente composto da esperti conoscitori di teatro. Dalla sua collaborazione con la Memfis è nato il suo primo film di prova Fishy, un dramma di relazioni ambientato nel sobborgo di Fisksätra a Stoccolma. Maria Blom ora vive a Dalecarlia, dove si è trasferita da due anni.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy