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Hannes Stöhr • regista

Dall’Atlantico agli Urali

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Dopo gli studi di diritto europeo e un soggiorno Erasmus di due anni in Spagna, era naturale che Hannes Stöhr, giovane regista trentacinquenne originario di Stuttgart, esportasse sullo schermo la sua esperienza dei diversi paesi europei. Lo testimoniano i titoli di alcuni cortometraggi realizzati durante gli studi di cinema alla DFFB (l'Accademia tedesca del film e dell’audiovisivo di Berlino): Europa (1995), Berlin Is In Germany (1999, Miglior cortometraggio a Potsdam)... Nel 2001, quest’ultimo titolo è diventato un lungometraggio, vincitore del Premio Panorama al Festival di Berlino. Nel film One Day in Europe, Stöhr descrive quattro furti che avvengono lo stesso giorno, durante una importante partita di calcio, in quattro città diverse (Mosca, Istanbul, Santiago de Compostela e Berlino).
Cineuropa ha incontrato il regista in occasione del Festival del cinema tedesco a Parigi.

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Cineuropa: Perchè scegliere proprio queste quattro città (Mosca, Istanbul, Santiago de Compostela e Berlino)?
H.S.: Sono posti che hanno un’importanza particolare per me. Ho vissuto due anni a Santiago grazie al programma di scambi universitari Erasmus – in realtà ho visitato il paese più di quanto abbia studiato – ed è la società di produzione spagnola Filmanova che coproduce il film. Abito Berlino, ho lavorato in Turchia, e amo molto la Russia. In più parlare di queste città europee implica che si parli di un’Europa nel senso più ampio del termine, quindi di un’Europa che va dall’Atlantico agli Urali, un’utopia seducente. Il film doveva contenere una quinta storia, la storia di un italiano a Stoccolma, ma non avevamo abbastanza soldi ed il film sarebbe stato troppo lungo.
Ovviamente era indispensabile per me conoscere bene queste città perchè si tratta di un film basato su una ricerca meticolosa. Volevo essere preciso. Abbiamo lavorato in un’atmosfera familiare; alcuni attori mi hanno aiutato molto, come Miguel de Lira che conosce bene la Galizia dove è un attore conosciuto. Erdal Yildiz è un amico; gli attori che recitano la parte dei poliziotti russi li ho conosciuti all’Accademia a Berlino il DFFB...

Perchè ambientare queste storie il giorno di una partita di calcio? Perchè rappresentare un furto in tutti gli episodi?
L’idea di questo film è di tornare agli anni ’90 e sottolineare una caratteristica propria della mia generazione: conosciamo bene l’Europa, abbiamo tutti viaggiato ed abbiamo tutti passato delle nottate «internazionali» a discutere con dei polacchi, greci, ecc… in inglese – è anche per questo che il titolo del film è in inglese. Ho realizzato questo film ispirandomi alla mia esperienza personale; devo dire che la mia percezione dell’Europa si è modellata dapprima con la Champions league. Quando ero bambino, malgrado la guerra fredda, avevo una definizione allargata dell’Europa. Nella mia camera avevo appeso i poster dello Sparta Prague e del Locomotiv Mosca. Tra tutte le definizioni (storiche, sociali...) che possiamo dare dell’Europa, c’è anche questa, che si voglia o no: i campionati di calcio rappresentano degli eventi culturali per tutta una comunità di gente, in tutta Europa. Il film stava per chiamarsi Galatasaray v. Deportivo, ma abbiamo cambiato idea, tranne che per la Spagna.
Il film tratta le storie di furto solo incidendalmente. Mi servono soprattutto come pretesto per descrivere diverse mentalità. Con il furto ho potuto mettere in scena dei poliziotti, che hanno una grande portata comica in tutto il mondo, come hanno capito Chaplin e Keaton.

Tutte le scene sono costruite come tanti clichés, ma il film non dà l’mpressione si essere manicheo.
Quando si dispone di un’ora e mezza, bisogna essere chiari e circoscrivere i personaggi. D’altronde utilizzo i clichés per mettere in risalto l’opinione che i cittadini europei hanno gli uni agli altri, tenendo in mente la Commedia dell’Arte.
In ogni modo i chichés non sono totalmente falsi. Gli spagnoli non sono affatto pigri, ma non c’è da scherzare sulla siesta. D'altronde gli spagnoli che hanno visto il film, l’hanno trovato realistico, mentre gli spettatori tedeschi hanno trovato il ritratto che ho fatto della Spagna un pò esagerato. Al cinema Pouchkine di Moscou, tutti gli spettatori si sbellicavano dalle risate durante la scena moscovita. Così come il turista tedesco in Turchia che crede di sapere tutto, esiste realmente. La stessa cosa per i poliziotti tedeschi, così competenti che si presentano ancor prima che sia successo qualcosa. La coppia di francesi mi ha permesso di mettere in scena l’antagonismo tra Parigi e «la province», ovvero le altre regioni della Francia (specialmente del Sud), contrasto che non è affatto un cliché.
La derisione ha delle qualità didattiche. In un mondo che cambia rapidamente, è importante aggrapparsi a delle utopie - il titolo del film ha d’altronde qualcosa di onirico, «Un giorno in Europa». La partita di calcio Galatasaray/Deportivo rappresenta le divisioni tra Musulmani e Cristiani, la moschea e la chiesa rappresentati sulle bandiere dei tifosi. L’architettura delle città filmate rappresenta l’opposizione tra spiritualità e ateismo, tra templi sacri e monumenti sovietici o edifici moderni… I «buyers» asiatici hanno adorato questo film perchè dimostra che l’Europa non è poi così unita come puó sembrare.

Quanti distributori avete trovato ?
Il film è stato proiettato a Berlino dove è stato visto da 200.000 spettatori. Ha sedotto un gran numero di distributori, in Asia, Sud America e Turchia (dove è stato presentato al Festival di Istanbul). È stato distribuito in tutta Europa, tranne che in Francia ed Olanda - i "cattivi ragazzi" d’Europa (ride). Ma credo che troveremo presto un distributore in Francia.

Il film ha un budget piuttosto modesto.
Sì, è stato prodotto con un budget di 2 milioni di euro, il che è abbastanza poco per un film in cinemascope. È anche per questo che ho lavorato con amici ed equipe locali, il che ha creato un’atmosfera molto cosmopolita . Eravamo meno di dieci come equipe permanente a renderci in tutte le location.

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