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Jean-Michel Vlaeminckx • Giornalista

Al servizio del cine belga

di 

In occasione del numero 100 della rivista on line Cinergie.be, Cineuropa si è intrattenuto col nostro partner belga con il quale collaboriamo regolarmente. Con Jean Michel Vlaeminckx, siamo tornati alla genesi di questo sito, alle sue ambizioni e alla sue caratteristiche.

Cineuropa: Perché la rivista cartacea Cinergie è diventata un magazine on line?
Jean-Michel Vlaeminckx: Ai tempi della rivista cartacea ricevevamo una sovvenzione, che poi venne ridotta prima fino alla metà dell'importo iniziale, poi completamente. Siamo poi passati sotto il controllo del “Centre du Cinéma et de l'Audiovisuel” della Comunità Wallonie-Bruxelles. Nei primi tempi, non avevamo compreso bene le potenzialità di internet come mezzo di informazione, eravamo anche i primi ad utilizzare la Rete per far conoscere il cinema belga. Tutti ci prendevano per matti! (Ride). Ma abbiamo imparato presto. Il supporto è molto interessante. E' un mezzo estremamente flessibile, che permette molte variazioni nell'uso dell'audiovisivo. Abbiamo scoperto con lo streaming la possibilità di una diffusione audiovisiva specifica. Stando alle evoluzioni di oggi, la carta potrebbe gradualmente diventare il supplemento del sito e non più il contrario.

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Come vi siete avvicinati al supporto?
La nostra ignoranza su Internet è stata un vantaggio, perché abbiamo voluto fare una webzine con un contenuto e non una sorta di newsletter all'americana. Per noi non era questione che il messaggio diventasse il mezzo. Ci siamo opposti a un formato che richiamasse la tecnologia di Internet, e che avrebbe reso tutto uguale. Internet non è solo un dizionario o una rubrica telefonica, ma anche un mezzo vitale e interattivo. Cinergie.be si è dunque imposto con una dolce anarchia. E' di sicuro il nostro punto di forza perché penso che siamo molto più creativi così - e se aggiungiamo a tutto questo il fatto di essere senza soldi…questo ci ha obbligati a cercare soluzioni originali per affrontare i problemi. Se mettiamo on line dei prodotti in streaming, è perché abbiamo riflettuto alla possibilità di mettere in linea dei trailer. Ma dato che ogni sito di cinema lo fa, questo non avrebbe attirato più navigatori verso il nostro sito. Bisogna essere complementari, ci mancano i mezzi per fare la concorrenza. In compenso, se mostriamo il ritratto e i propositi del regista di un film, allora abbiamo la possibilità di qualche visitatore in più. Spero che, con l'evoluzione dei diritti d'autore su internet, potremo in futuro realizzare uno dei nostri sogni: pubblicare, cioè, come si pubblicano i libri, dei cortometraggi su Cinergie. Che carta da visita sarebbe per un regista che cerca finanziamenti per fare un altro film, di poter dire "Quel che ho realizzato è on line, ha tot visitatori, ecc ecc"! Comunque, siamo un po' a immagine e somiglianza del cinema belga: abbiamo un massimo di idee con un minimo di soldi. Il Belgio è un luogo curioso perché qui la televisione, che ancora investe molto poco nel cinema, non può imporre le proprie idee.

Si spiega così la creatività del cinema belga?
Mi sembra che la creatività è grande qui, ma su piccola scala rispetto al cinema mondiale. Mi piacerebbe che seguissimo la creatività asiatica, dotata di una inventività che ho incontrato in un solo momento nella storia europea, all'epoca della modernità. Quando all'improvviso sono nati L'Avventura, La Dolce vita, Fino all'ultimo respiro, Monika, una raffica di film incredibili che hanno sconvolto per diversi anni il panorama cinematografico… Non solo questi autori erano popolari, avevano un pubblico, ma hanno anche rivoluzionato il cinema. Ma ci sono anche delle ragioni di formati audiovisivi, perché la rotazione dei film nelle sale è sempre più rapida (il film deve realizzare grandi profitti nel minor tempo possibile). Poi la televisione è diventata sempre più il partner obbligatorio del cinema imponendo le sue regole e il cinema europeo si è un po' spento. Salvo eccezioni come Moretti, Kaurismaki, Aménabar. Non capisco la vitalità e la creatività del cinema asiatico di oggi che constatando che il peso della televisione laggiù, come coproduttore, è quasi equivalente a zero.

Da questo deriva il desiderio, molto forte a Cinergie, di coinvolgere i giovani attraverso il concorso "giovani critici" e i dvd?
Sono rimasto scioccato quando a 16 anni ho visto Quarto potere, e quando ho scoperto che esisteva un altro cinema oltre ai western o alle commedie per famiglie che andavo a vedere al cinema la domenica con mamma e papà, film che mi annoiavano profondamente. E me ne sono reso conto, vedendo i primi stagisti che arrivavano a Cinergie e che non sapevano cosa fosse Quarto potere. I film di cui mi parlavano con passione erano tutti dei blockbusteur americani come Matrix. I più svegli mi parlavano invece di Platoon. C'era un fossato terribile! Perché io ho avuto la fortuna di scoprire un cinema incredibile al quale i giovani di oggi non hanno più accesso? La maggior parte dei giovani rimane sbalordita nello scoprire che esiste qualcos’altro oltre al cinema hollywoodiano. Non ne hanno nemmeno coscienza! Attualmente in Belgio c'è un deficit di trasmissione culturale. Oggi lo Stato è consapevole che i giovani si fermano al livello dell'insegnamento o della televisione.

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