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Michael Hofmann • Regista

Eden

di 

- La regia, una nuova « avventura fenomenale »

Michael Hofmann, regista-sceneggiatore tedesco nato nel 1961, ha scritto molto e soggiornato a lungo in Italia, Gran Bretagna, Senegal e in Francia (come studente della Femis) prima di realizzare il suo primo lungometraggio, Trouville Beach (1998). Con il suo secondo film, Sophiiiie! (2002), in concorso a Locarno, ha vinto (insieme all’attrice Katharina Schüttler) un premio promozionale al festival di Monaco. Il suo terzo progetto, Eden, coproduzione tedesco-svizzera che dipinge la passione di una donna per il cioccolato di un grande chef, sarà presentato a Rotterdam nella sezione "Sturm und Drang" e nel quadro di "Passioni&Promesse", evento organzzato dall'EFP.

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Cineuropa: La sua biografia suggerrisce che lei ha un grande passione per viaggi, donne, cucina e senza dubbio per il cinema. Quando ha deciso di diventare regista e cosa ha motivato questa scelta?
Michael Hofmann: quando si è piccoli e bruttini, non resta nient’altro da fare!
Scherzi a parte, il desiderio di dirigere i miei film si è manifestato gradualmente—un processo durato circa quaranta anni. Da bambino ho recitato per il teatro della mia città. A dieci anni, avevo il ruolo principale, abbiamo anche fatto una tournée. Poi ho studiato alla Femis, realizzando dei corti e scrivendo molto, ma ho anche fatto molti mestieri, dal portiere di notte all’impiegato in una fabbrica di aspirine... — una eccellente formazione per un regista, perché mi ha permesso di moltiplicare le osservazioni psicologiche e comportamentali. Un regista in effetti deve saper lavorare in un équipe e, quando ce ne è bisogno, deve fare il dittatore, come un direttore d’orchestra, per stimolare e dirigere tutti. Questo non vuol dire che non so essere morbido. Credo che sopravvalutiamo la nozione di « visione ». Della regia mi piace l’unione di diversi talenti che fa nascere cose nuove e impreviste, a volte migliori di quelle scritte su carta. Per questo evito di realizzare un film come si farebbe con un salame a fette — preferisco i piano-sequenza che permettono agli attori di esprmersi. Mi piace vedere cosa può accadere.

Quali sono i suoi film preferiti?
Non vado molto al cinema, per evitare che altri film influenzino il mio lavoro. Detto questo, adoro Lubitsch (e i vecchi film in generale), sono pazzo di Cassavetes e ammiro molto i fratelli Dardenne e Wong Kar-Wai. Questi registi hanno in comune una percezione speciale dei comportamenti umani. Mi piace anche il cinema tedesco, ma visto che ho vissuto un po’ ovunque, ho la tendenza a entusiasmarmi per mondi diversi dal mio. Mi piace pensare ai film come delle avventure fenomenali e prendere dei rischi.

Come è nato Eden?
Il progetto è nato per il desiderio di scrivere una storia su un cuoco grosso e grasso. Un giorno, mi sono state servite dieci portate cucinate da un cuoco favoloso e completamente pazzo, Frank Oehler. E’ arrivato alla mia tavola e ha detto sorridendo: "è meglio del sesso, no?" Io e il mio amico abbiamo annuito senza voce e in quel momento mi sono reso conto che un buon pranzo può cambiare la vita (come ogni opera d’arte).
Quanto al budget, abbiamo impiegato tra un anno e un anno e mezzo per raccogliere gli 1,8 milioni di euro necessari.

Due dei suoi film sono intitolati con il nome di una donna, ma se Sophie, una volta incinta deve affrontare una realtà molto dura, Eden trova al contrario una scappatoia alla routine con il cioccolato. Ha deciso di esplorare la femminilità?
Sì, assolutamente. E’ come visitare un altro pianeta; è una sfida piena di soprese. Il moi film, in effetti, non parla proprio di cucina, ma degli esseri umani.

Sta lavorando a un altro film?
Sì, una commedia sul sesso intitolata Les Choses Downstaires. E’ la storia di un disabile che sogna di andare a letto con una donna "normale" e che seduce ragazze su internet, ma dato che queste non sanno che è disabile, il ragazzo invita il suo assistente sociale agli incontri ed è lì che nascono i problemi...

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