Samir • Regista & produttore
Rivolta vilipesa
- Incontro con un cineasta dalle molteplici sfaccettature che realizza un'opera atipica e bizzarra dedicata all'avvento di un mondo più poetico e più giusto
Di origini irachene, Samir è chiaramente figlio della cultura che ha partorito "Le mille e una notte", tanto la ricchezza della sua immaginazione non finisce mai di stupire. Ispirandosi questa volta alla Biancaneve dei fratelli Grimm, il regista esplora gli abissi dei paradisi artificiali. Samir racconta a Cineuropa questo originale percorso, dove si confondono superficialità, favola, e morale zuccherosa.
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recensione
trailer
intervista: Carlos Leal
intervista: Samir
scheda film] è
un film-testamento sull'epoca sesso, droga, rock'n'roll e politica?
Samir : Lo è. Io stesso ne porto i segni...Ma c'è anche la forte
curiosità che provo nel vedere una società muoversi verso il cambiamento,
mentre accarezzo il sogno che un giorno questo cambiamento arrivi davvero!
In prospettiva, la sorprende costatare come i giovani continuino a darsi
alla droga?
Certamente ne sono preoccupato! Ed è proprio il mio stupore nel vedere come
nel trittico fondamentale della rivolta, costituito da gioventù, droga e
musica questi ultimi due elementi finiscano per diventare oggetto di puro
consumo, che mi ha spinto a realizzare questo film. Da vecchio uomo di
sinistra quale sono, il mio sguardo sui giovani non è mai negativo o
moralizzatore, ma certamente resta molto 'morale'. Effettivamente oggi,
credo sia necessario prendere una posizione.
Come è nato il personaggio di Nico, una povera giovane di buona famiglia
che si lascia risucchiare nella spirale della droga e della prostituzione?
Esattamente come tutte le mie vecchie compagne !... (risate). Scherzi a
parte, conosco delle ragazze come lei. D'altra parte come non ammettere che
tanti sono attratti dal mondo superficiale, sfarzoso e bello in cui cresce
Nico? Infine, siamo tutti esseri umani, degli animali affascinati da oggetti
che luccicano! D'altro canto, come si può sperare di cambiare il mondo senza
questa consapevolezza e questa riflessione sul concetto di seduzione? Mi
viene da pensare ad Oscar Wilde che, a chi gli domandava come potesse essere
allo stesso tempo ricco e di sinistra, aveva risposto: "Perché vorrei che
tutti potessero vivere nella ricchezza come me!". Anch'io penso che tutti
dovremmo condividere la ricchezza di questa società, di cui godono solo
alcuni!
La sceneggiatura di Snow White sembra scritta su misura per Carlos
Leal, cantante del famoso gruppo "Sens Unik", oggi sciolto. E' così?
Il suo desiderio di recitare e la nostra amicizia mi hanno indubbiamente
ispirato! Appena terminata la prima stesura di Snow White, l'ho fatta
tradurre in francese per fargliela leggere. Credo che Carlos sia veramente
un bravo attore, perché non è affatto facile interpretare un personaggio
così vicino alla propria vera natura. Se è vero che nel film si vede parte
del suo percorso nel mondo della musica hip-hop, ci tengo a precisare che
lui è molto diverso nella vita: è serio, ma certamente non così rigido!
Mentre il pubblico dei giovani ha accolto bene il film, al Festival di
Locarno i professionisti e la stampa sono stati molto freddi: sembra che a
Samir, cineasta svizzero di origini irachene, non si perdonasse questa
deviazione da una precisa linea politica, come se da lui ci si aspettasse
soprattutto film impegnati, sulla falsa riga del documentario Forget
Baghdad. Cosa pensa di queste aspettative e di queste critiche?
Ci sono due tipi di critiche. Una poggia sulla semplicità del film e sulla
sua morale elementare. In questo caso, c'è secondo me il pregiudizio di base
per cui se l'argomento di un film è leggero deve esserlo necessariamente
anche il film. L'altro rimprovero arriva dagli adepti di quella che io
chiamo la "segregazione positiva", i quali sono convinti che, in qualità di
figlio di un immigrato iracheno, io sia destinato a consacrarmi al mio
popolo. Un po' come se mi si negasse il diritto di esplorare altri campi.
Naturalmente conosco il mondo degli immigrati e del Medio Oriente, ma sono
anche cresciuto in Svizzera!
Nei suoi progetti ci sono riferimenti all'attuale situazione nel vostro
paese d'origine, l'Irak ?
Lavoro con uno scrittore iracheno su un film ambientato negli anni '50 con
degli sciiti, degli ebrei, dei vecchi comunisti, dei coloni inglesi e degli
agenti americani. La storia si svolge nel sud dell'Irak e spero di potere
andare a girare laggiù, se la situazione migliora di qui a due anni.
Altrimenti cercherò dei grandi palmeti in Egitto. Nel frattempo sto
lavorando anche su un thriller politico legato a Ginevra, in cui l'eroe è un
musulmano fondamentalista che chiede aiuto ad un vecchio giornalista
svizzero che lavora nella redazione di un quotidiano rispettabile...
Siete anche produttore di Snow White. Ci parli della sua società
di produzione, la Dschoint
Ventschr, (ortografia fonetica tedesca per la parola inglese Joint
Venture).
Dopo dieci anni di esistenza, 15 documentari e 13 film per il cinema e la
televisione, Dschoint Ventschr vuole cimentarsi con film che possano
circolare in Europa. Snow White, che è bilingue (francese e tedesco),
si inserisce perfettamente in questa strategia di apertura. Due altri film
che abbiamo prodotto, Nachbeben (Going Private)
di Stina Werenfels e Ricordare
Anna di Walo Deuber, mescolano lingue e origini. In Europa, si tende
a credere che la questione della lingua sia un limite insormontabile, ma in
Svizzera, con quattro lingue ufficiali diverse, è un problema che fa parte
della normale gestione della nostra vita quotidiana.
Snow White è uscito in Svizzera. Sarà distribuito anche in altri
paesi?
Il film esce in Germania la prossima primavera, in Austria in estate, ed in
Francia in autunno, se le trattative in corso andranno a buon fine. Stiamo
negoziando anche per Belgio e Canada.
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