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Philippe Reynaert • Directtore di Wallimage

Cinque anni di Wallimage

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Personaggio unico nel panorama cinematografico belga, Philippe Reynaert, critico e cinefilo, presiede da cinque anni Wallimage, il fondo regionale belga della Vallonia.

In poche parole, che cos’è Wallimage ?
Philippe Reynaert : è un fondo di investimento specializzato nel cinema e finanziato dalla regione Vallonia. E’ una sorta di banca che finanzia delle produzioni cinematografiche grazie a un meccanismo determinato – a condizione cioè che i soldi investiti nel film siano spesi dal produttore nella regione – e che finanzia delle società di post-produzione. Da 5 o 6 anni, i fondi regionali stanno crescendo. Oggi, Cine-Regio, il coordinamento dei fondi regionali, ha 17 membri.

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Qual è il ruolo di Cine-Regio ?
La sua prima missione è di rappresentare le regioni presso le istituzioni europee perché l’Europa è in una situazione surreale. Sa cosa succede al livello delle regioni ma non le riconosce come un interlocutore perché è un’Europa di stati membri e non un’Europa delle regioni, al contrario di quello che pensavano i fondatori. Il ruolo di Cine-Regio è di dare voce a questi organismi che rappresentano il 20% degli investimenti pubblici nel cinema e che sono anche l’unica risorsa finanziaria in espansione. L’importante per noi è di non passare sotto silenzio questa battaglia per la diversità culturale che difendiamo dagli Stati Uniti e che bisognerebbe applicare anche all’interno dell’Europa. Le regioni hanno un ruolo da giocare. E per difendere questa posizione, il nostro secondo obiettivo è di essere riconosciuti dall’UNESCO. Abbiamo intavolato delle discussioni su questo argomento.

Non si corre il rischio che gli Stati deleghino ai fondi una parte delle loro responsabilità?
Sì. E’ quindi importante oggi ripartire i ruoli. La distinzione di Malraux, che vedeva nel cinema sia un’arte sia un’industria, trova tutto il proprio senso. Gli Stati devono garantire l’accesso alla cultura a tutti i cittadini, mentre le regioni – implicate nei problemi quotidiani dell’occupazione e della circolazione delle ricchezze- dovrebbero gestire l’aspetto industriale del cinema. E se si riesce a trovare un’armonia, i risultati saranno buoni. Sono orgoglioso del fatto che accada questo qui da noi, dove non c’è alcuna tensione fra la Comunità francese e Wallimage, ognuna con le proprie competenze. E ora c’è anche il Tax-Shelter. Bisogna riuscire a distribuire bene questi budget distinti ed è un’attività più difficile di quel che sembra. Sono ad esempio preoccupato dall’idea che si pensa che il Tax-Shelter permetta di fare più film di prima. Questo significherebbe continuare a farli in cattive condizioni. Perché, siamo onesti, la maggior parte dei film sono realizzati con budget che non sono all’altezza, soprattutto per la diffusione e la promozione.

Quali sono le prospettive future di Wallimage?
Nel settore del sostegno alla produzione copriamo al 75% delle produzioni d’iniziativa belga e al 25% quelle di iniziativa internazionale – il contrario rispetto ai primi tempi. Ma la nostra affinità con la Francia mi affligge un po’ perché il mercato francese si è un po’ chiuso e vorrei avviare collaborazioni con i territori anglofoni, con l’Italia, la Spagna... Secondo punto importante: riuscire a gestire i progetti di documentari. Non è facile perchè si tratta di un altro tipo di economia. Terzo: l’animazione. Abbiamo avviato una riflessione su questo tema. E alla fine, non è più un segreto, stiamo studiando la fattibilità di creare uno studio di riprese a Liegi.

Guarda la intervista video sul sito di Cinergie.

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