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Rachid Bouchareb • Regista

"Apriamo un capitolo della Storia"

di 

- Rachid Bouchareb • Indigènes Miglior Interpretazione Maschile a Cannes

Selezionato per la prima volta in concorso al Festival di Cannes con Indigènes [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Jean Bréhat
intervista: Rachid Bouchareb
scheda film
]
, il regista francese di origine algerina Rachid Bouchareb parla del suo film impegnato che svela il segreto storico del pesante contributo pagato dai soldati dell’Africa coloniale francese durante la Seconda Guerra Mondiale e la loro partecipazione alla liberazione dell’Italia e della Francia.

Cineuropa: perché ha deciso di girare Indigènes?
Rachid Bouchareb: Sono di origine algerina, ma sono nato in Francia, vivo in Francia e mi sento profondamente francese. Volevo raccontare questo capitolo nascosto della storia della Francia. L’avventura di questi uomini che hanno viaggiato per salvare la loro patria, per liberarla, per battersi contro il fascismo e il nazismo è un ritorno al nostro passato coloniale. E volevo aprire questo capitolo in quanto figlio della società francese con un film che partecipa all’attuale dibattito sulla storia dell’immigrazione che deve essere riletta. In un certo senso è il nostro Marie-Antoinette.

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Come si distingue la parte reale da quella romanzesca?
Tutto il film è basato su un’inchiesta, all’eccezione della scena nel villaggio nell’Alsazia, dove in realtà è stato impiegato un centinaio di soldati con perdite enormi ma che io ho ridotto a una decina di personaggi. Per il resto, ogni elemento è frutto di testimonianze dirette o di rapporti dei servizi segreti. Ero preoccupato perché il soggetto non era mai stato affrontato. Desideravo lasciare una testimonianza « irreprensibile » rispetto agli eventi. Ma volevo anche avere la libertà di non restare inchiodato alla Storia. Avendo a disposizione degli attori formidabili desideravo fare viaggiare lo spettatore con loro.

I titoli di testa e alcune immagini sono in bianco e nero. E’ stato tentato dal realizzare tutto il film così?
Ci ho pensato per un momento, per comunicare ancora più chiaramente agli spettatori la dimensione storica. Poi ho optato per il colore perché il film ha una tinta "sbiadita". Quanto alle immagini d’archivio dei titoli, le ho trovate alla televisione algerina.

Ha avuto dubbi sulla possibilità di non poter trovare i finanziamenti per il film?
Quel che è formidabile in Francia, è che abbiamo trovato dei partner, ma è stato tutto lento e difficile. Questo ritorno al passato serve a interpellare la France su di esso, sul suo presente e sul suo futuro. Ma la cosa più importante è essere riusciti a portare il film a Cannes, per mostrarlo sulle rive del Mediterraneo. Perché l’Africa è qui davanti.

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