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Pierre Drouot • Direttore del VAF

"Trovare un equilibrio tra supervisione e indipendenza"

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L’affermato produttore fiammingo Pierre Drouot (Totò the Hero, Taxandria) è stato nominato Direttore del Vlaams Audiovisueel Fonds (VAF) (Flemish Audiovisual Fund) sei mesi fa. All’edizione del Festival di Cannes di quest’anno, l’ex membro fondatore del MEDIA Programme EAVE e dell’iniziativa SCALE racconta a Cineuropa la sua ristrutturazione del VAF.

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Cineuropa: è stato nominato direttore dell’Audiovisual Fund lo scorso novembre. A quali progetti ha lavorato di più da allora?
Pierre Drouot: Ci siamo occupati per prima cosa di ristrutturare il VAF stesso, per riorganizzare il nostro sistema di sostegni sui assi verticali principali: ricerca e formazione, creazione e promozione. Questi assi verticali vengono intersecati da quattro assi orizzontali, uno per categoria: fiction, documentario, animazione e media arts sperimentali, con un responsabile per categoria.

Più in particolare, che cambiamenti ha apportato?
Per quanto riguarda il sistema di selezione, in passato, tre lettori anonimi che non si conoscevano fra loro leggevano i progetti, presentavano i loro raporti scrivendo separatamente e poi si incontravano con i dirigenti del VAF.
Ora abbiamo messo su un sistema più trasparente assieme alla Commissione, una per categoria, ciascuna costituita da sei membri. Questi membri– eletti con un contratto rinnovabile di due anni– sono stati selezionati da noi, metà di loro sulla base di liste proposte da diversi settori dell’industry (produttori, registi, sceneggiatori). Ogni settore inoltre ha una rappresentanza completa e diversificata, e le decisioni vengono prese da un panel più ampio, perché nessun membro del VAF ha diritto di voto.
Questo sistema di selezione– simile a quello usato nella Communauté Française de Belgique – consiste nell’incontro tra ‘reporters’, che si incontrano prima e dopo la decisione, e discutono dei rapporti e degli argomenti ad essi legati. Questo nuovo sistema di selezione è partito da maggio. Ci sono cinque Commissioni: 1) lungometraggio di debutto e corti, 2) tutti gli altri lungometraggi, 3) documentari, 4) film d’animazione e 5) media arts.
Il mio predecessore ha dovuto lasciare il suo posto a causa di relazioni apparentemente ‘forti’ tra lui e il Ministro. Uno dei nostri primi doveri era di ristabilire un dialogo con il Ministro nostro supervisore. Il VAF è un Asbl* (*organizzazione no-profit), finanziata al 100% dal Ministero della Cultura, ma operiamo indipendentemente.
L’obiettivo è trovare un equilibrio tra supervisione e indipendenza. È stato necessario rinnovare i nostri legami con il Gabinetto, le reti TV, e mettere in piedi un sistema di consultazione con dei professionisti.

A quanto ammonta il vostro budget del fondo di produzione?
Abbiamo circa 7 milioni di euro per la fiction, 1 milione di euro per i documentari, 1 milione di euro per l’animazione e 500.000 euro per film di media arts. Il VAF è l’unico fondo europeo che richiede obbligatoriamente l’investimento dei canali televisivi: una larga condivisione del nostro budget (2.5 media) deve essere allocata a progetti creati da canali tv. Nel 2005, la rete commerciale VTM ci ha chiesto di usare il fondo per realizzare un lungometraggio di fiction e ci ha chiesto di produrre– con il titolo generico di "Faits Divers" (Novità) – sette lungometraggi low-budget (375.000 euro l’uno, comprensivi di 187.500 euro del VAF). Quattro dei sette film della serie "Faits Divers" hanno ottenuto un sostegno addizionale di 220.000 euro di media, per avere una ‘carriera’ in sala, e gli altri sono già stati distribuiti al cinema: Long Weekend di Hans Herbots, Love Belongs to Everyone di Hilde van Mieghem e Hell in Tangier di Frank van Mechelen. Il quarto film The Only One di Geoffrey Enthoven è uscito il 14 giugno.
Il VAF offre fondi per sceneggiature, supporto a sviluppo e produzione a sei-sette film l’anno. Il nostro budget totale è di 12 milioni di euro, che includono i costi operativi e il nostro budget per la formazione.

Qual è la vostra percentuale di mercato nelle Fiandre?
La percentuale di mercato dei nostri film nelle Fiandre è tra il 6 e il 7%. I film fiamminghi piacciono agli spettatori. Per esempio, Gilles di Jan Verheyen ha ottenuto più di 220.000 spettatori mentre Intruder e Hell in Tangier di Frank Van Mechelen hanno raccolto ciascuno 180.000 spettatori.

Cosa pensa del Think Tank voluto da Henning Camre del Danish Film Institute (DFI) ?
La Danimarca, con la sua popolazione di 6 milioni di abitanti, il budget e il modo di lavorare del DFI, è un po’ il nostro modello di riferimento. Il fatto che Henning Camre, uno dei maggiori attori dietro al ‘successo danese’, decida di invitare tutti gli attori dell’industry europeo ad un meeting per reindirizzare le tematiche di base legate al finanziamento in Europa, è un’iniziativa coraggiosa ed essenziale, credo.
Spero che nelle Fiandre potremo, negli anni a venire, creare anche noi mezzi di finanziamento simili a quelli del DFI, che ci permetterebbero di agire con forza su due fronti allo stesso tempo: finanziando film che potrebbero aumentare il nostro share di mercato nelle Fiandre e consentire ad una maggiore quantità e varietà di autori dell’audiovisivo di realizzare film più spesso e avere una riconoscibilità internazionale.

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