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Fabrizio Rongione • Attore/Produttore

"La verità esiste per essere adattata "

di 

- La riuscita del film di Joachim Lafosse deve molto al suo interprete principale. Fabrizio Rongione presta al suo personaggio la sua grazia luminosa e fuori del comune

Durante l’Accademia d’Arte drammatica, Fabrizio Rongione si è rifugiato dai fratelli Dardenne che gli hanno affidato il suo primo ruolo cinematografico, quello dell’angelico Riquet in Rosetta. Ha lavorato in seguito in Italia, con Francesca Comencini in Le parole di mio padre e in Nema Problema di Giancarlo Bocchi. Ha fondato in seguito la Eklektik productions , prima di lanciarsi nell’avventura del secondo lungometraggio di Joachim Lafosse. Rongione sta lavorando attualmente alla realizzazione di un documentario, in parallelo alla sua attività di attore teatrale.

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L’incontro e il progetto
"Joachim ed io ci siamo incontrati ad Avignone, all’università estiva. Avevo appena fondato Eklektik productions con degli amici. Gli ho raccontato la mia idea di mettere insieme delle storie girate a Bruxelles. Tre mesi dopo, mi ha proposto di scrivere un film insieme e di girarlo a Bruxelles. "

"L'idea di raccontare la storia di un regista disoccupato è di Joachim, perché personalmente non avrei mai immaginato che il mio primo film girato a Bruxelles parlasse di cinema. Joachim è venuto con quell’idea e mi ha convinto".

Recitare e lavorare
"Dal momento che il personaggio principale era in parte autobiografico, come attore mi sono ispirato a Joachim. Ho assorbito la sua personalità. Certo non abbiamo lo stesso carattere. Joachim è più istintivo di me, che cerco sempre di creare un'atmosfera distesa. Ma senza lui, non sarei stato capace, hic et nunc, di scrivere un film da solo. Grazie a lui, ho scoperto la voglia di cinema e un lato di me che non conoscevo. Ed è una gioia."

"Il vero incontro con Joachim è stato sull’insistenza— più che quella dei co-sceneggiatori Samuel Tilman e Kris Cuppens— che, oltre a raccontare il percorso di in regista, si parlasse innanzitutto di un uomo che, senza lavoro, disoccupato, vuole lavorare. Non esiste che nel lavoro, cerca di rendere concreto un sogno, un desiderio. E avrebbe potuto diventare idraulico tentando di presentare la sua piccola società. Sai, è uno che cerca di rendere concreto un sogno, e allo stesso tempo di dare forma alla propria vita. Fare, è fare con gli altri. Si fa insieme agli altri, si disfa da soli. La nozione di gruppo è importante. Al cinema bisogna essere almeno in due: un regista e un attore".

Sogno e realtà
"Durante le riprese del film di Joachim, mi ripetevo incessantemente la frase: "la verità non è bella". Ma non è grave, perché confrontandosi si arrivano a scrivere belle cose. La verità esiste per essere adattata."

"E poi, il film tratta anche del problema fondamentale con cui si confronta ogni artista. A partire dal momento in cui si deve immaginare una storia, bisogna sognare, sublimare. Si ha la tendenza a staccarsi dalla realtà. I tuoi sogni sono sempre più intensi della realtà. Lo spirito va dove vuole, alla velocità che desidera, mentre il corpo ha delle barriere. Come si può fare in modo, nella vita, che una donna faccia quello che vuoi? A meno di non essere un manipolatore o un perverso, è impossibile. Per questo, nel film Fabrizio non vede in Mariet altro che il suo fantasma di donna. Per lui, Mariet deve incarnare la donna che si è costruito mentalmente. Le riprese del suo film lo avvicinano alle contingenze umane e finanziarie, e gli mostrano i limiti del suo fantasma. Mariet perde la sua aura. Mariet è stata dipinta, disegnata alla luce dei suoi sogni. Ma il sogno è una dipinto sull’acqua. Qualche lacrima e si cancella."

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