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Danny Boyle • Regista

Lo Spazio profondo è uno specchio nel quale cerchiamo noi stessi

di 

- Un nuovo genere, la fantascienza classica, per il dotato regista britannico

Cineuropa : Un film di fantascienza ipertecnologico che guarda a Tarkovsky e Kubrick. Cosa l'ha spinta a tanta purezza spirituale?
Danny Boyle : Le premesse erano costituite da questi 8 astronauti legati ad una bomba delle dimensioni di Manhattan che vola verso il sole. Non ci sono molti film che parlano del Sole, a parte Thunderbirds o Lost in Space, nel quale i protagonisti attraversano il sole e dicono "uh fa un po' caldo...". Mi attraeva l'idea che questa stella è la nostra fonte di vita per cui lo si puo vedere come un viaggio fisico e psicologico, ma anche spirituale: un viaggio verso la fonte della vita.

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Quali sono stati i film di riferimento?
Certamente 2001 e Solaris, più il primo Alien di Ridley Scott. Sono film che fissano molto in alto il livello di aspettativa del pubblico.

E' un film fatto di contrasti e intermittenze, spazi aperti e spazi chiusi, colori simbolicamente opposti.
Lo Spazio di per se è estremamente vasto e i personaggi sono confinati in un tubo d'accaio. Poi la luce del sole ti brucia istantaneamente mentre lo spazio siderale ti ghiaccia. Loro devono affrontano mentalmente tutto ciò. Senza dimenticare il contrasto tra l'Inferno - rappresentato da Pinbacker, il misterioso capitano della nave spedita precedentemente - e il Paradiso. La scienza stessa si oppone a questa figura: Pinbacker è un antiscientifico, un fondamentalista medievale, una sorta di talebano, pensa che non si debba interferire con il piano di Dio che è evidentemente quello di far morire questa stella e con essa l'umanità.

Come ha affrontato l'approccio visivo in un film girato dentro un'astronave?
Siamo partiti dal Sole come cerchio e abbiamo costruito il resto tutto intorno: lo scudo termico dell'astronave è anch'esso un cerchio. Da questo elemento sferico siamo partiti anche per la luce. Per quel che riguarda i colori ho cercato di non utilizzare all'interno della navicella dei rossi, arancioni e gialli, ma colori freddi, blu e grigi. Privando il pubblico del giallo, l'effetto di penetrazione era maggiore al momento dello scatenarsi dell'ondata di colore e luce proveniente dal Sole.

Lei si è basato su dati scientifici, ha consultato degli scienziati, ha usato immagini reali della NASA per la superficie solare. Qualsi sono gli elementi meno attendibili del suo film, quelli creati per esigenze narrative?
L'ultima mezz'ora è una visione estrema. Perché non c'e modo di sapere quello che succede avvicinandosi al sole. Quando Capa solleva la mano verso il Sole va al di là della scienza e del razionale.

Perchè il protagonista è stato chiamato Robert Capa, come il grande fotografo di guerra?
Capa è un bel nome, e lui era un fantastico fotografo, il cui lavoro ha molto a che fare con il mio film. Mi è stato fatto notare che il protagonista subisce lo stesso destino del fotografo.

Nella sua filmografia si intravedono molti generi...
Cerchi sempre di variare, di cercare dei calciatori che vadano bene in rete. Questo è stato il film più difficile perchè estremamente tecnico, con aspetti complicati da affrontare, come quello della gravità zero. Devo dire che i film più fortunati come Trainspotting sono quelli che si allontanano di più da te, mentre la gente li ricorda più di quanto tu stesso li ricordi. Ma la tendenza è proteggere quelli più deboli.

Questo è stato senz'altro una sfida produttiva.
Con 28 giorni dopo abbiamo avuto un enorme successo, e l'abbiamo usato come chiave per spingerci un po' oltre i confini, permetterti di essere più ambiziosi e osare. L'idea che ci ha fulminati sulla strada per Damasco è stata quella di tuffarsi in questo mondo, lo Spazio, che è una cosa nella quale l'umanita ha sempre guardato come in uno specchio, per cercare se stessa.

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