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Nicolas Brigaud-Robert • Esportatore

Films Distribution: "far circolare le opere europee"

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Rivenditore internazionale in piena ascesa, la società parigina Films Distribution, specializzata nel cinema d'autore, si è distinta con gli ultimi film di Pascale Ferran, Rachid Bouchareb, Bruno Dumont, Robert Guédiguian, Radu Mihaileanu, Christian Carion, Philippe Garrel e Denis Dercourt. Ma il suo listino dà spazio anche agli europei come Joachim Lafosse, Vincenzo Marra, Nanouk Leopold, Barbara Albert, Jorge Sanchez-Cabezudo, Olivier Masset Depasse, Javier Rebollo, senza dimenticare Bouli Lanners, Solveig Anspach, Lucas Belvaux e Ferzan Ozepetek. Intervista al presidente Nicolas Brigaud-Robert prima del prossimo Mercato del cinema di Cannes (dal 16 al 26 maggio 2007), al quale Films Distribution presenta Tehilim [+leggi anche:
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de Nicolas Klotz alla Quinzaine des réalisateurs.

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Cineuropa: Qual è la strategia di Films Distribution per il cinema d'autore francese e più in generale europeo?
Nicolas Brigaud-Robert: Siamo indipendenti e amiamo lavorare con film dei quali condividiamo il proposito artistico. Il mondo è diviso tra cinema hollywoodiano prodotto a Hollywood o in altri paesi, e un cinema che ha come vocazione quella di esprimere la personalità degli autori. Non siamo uno studio, né siamo legati a un gruppo audiovisivo e di telecomunicazioni. Abbiamo dunque la libertà di prendere ciò che ci piace, in alternativa al cinema hollywoodiano e simili.

Le vendite internazionali dei film d'autore necessitano per forza del passaggio nei grandi festival?
Generalmente sì. C'è un'alleanza naturale tra questa cinematografia e i festival che cercano di riconoscere, celebrare ma anche fare la storia del cinema. Per questi film, andare ai festival significa trovare appoggio e legittimazione, e per i festival è il mezzo per mostrare un cinema che interessi al loro pubblico e ai giornalisti.

Avete ottenuto successi di vendita con film inattesi? Qual è il vostro segreto?
Da quasi dieci anni, abbiamo sviluppato una expertise (anche se difficilmente formalizzabile), uno sguardo particolare. Siamo capaci oggi, con dei margini di errore enormi, di recuperare quella che secondo noi è un'opera degna d'interesse, sia per i festival che per i nostri compratori. La maggior parte del tempo, ci impegniamo sulla sceneggiatura e ne abbiamo ricevute 398 nel 2006. Per un film d'autore europeo, trovare un rivenditore internazionale è un primo passo, se non altro una speranza di essere visto e riconosciuto in seguito nei festival.

Puntate sui giovani registi europei per anticipare il loro futuro successo?
Riserviamo almeno un terzo del nostro listino alle opere prime, ma non sempre lo facciamo per calcolo. Nell'immediato c'è il piacere di veder emergere nuovi registi con la loro energia, le loro posizioni rivoluzionarie. E' molto entusiasmante.

Pensa che ci siano troppi festival?
Forse. Bisogna fare attenzione, la loro moltiplicazione non deve cannibalizzare il pubblico dei nostri distributori. A volte i distributori affidano i loro film a festival di grande successo e con molto pubblico, ma poi sono incapaci di trovare un distributore, perché la stampa ne ha già parlato e gran parte del pubblico potenziale per questo tipo di film l'ha già visto. Tocca agli esportatori sapere come gestire al meglio i tempi di esportazione dei film. Mostrare i film va bene, ma creare questo mercato parallelo dei festival significa rischiare di smontare poco per volta il tessuto economico esistente, quello del cinema d'autore.

Ci sono territori europei più difficili di altri?
L’Inghilterra ha la particolarità di condividere la stessa lingua di Hollywood, mentre negli altri paesi si ha il vantaggio che un film francese è un film in lingua straniera così come uno americano. D'altra parte l'Italia, che è un partner storico del cinema francese, è diventata oggi di difficile accesso. In compenso, dopo anni estremamente bui dopo il congelamento degli acquisti dei canali televisivi e le fusioni di bouquet, la Spagna sta ritrovando, a prezzi molto inferiori rispetto a prima, una certa dinamicità nel numero di film venduti.

Films Distribution appartiene a un tris di società francesi molto in vista negli ultimi anni, insieme a Wild Bunch e Celluloid Dreams (leggi l'intervista realizzata prima della fusione con Hanway). Come vi collocate in questa tendenza?
Siamo emersi con mezzi e tematiche differenti. Films Distribution lavora quasi esclusivamente con il cinema europeo mentre i nostri due concorrenti si orientano verso un cinema anglosassone, indipendente hollywoodiano o pseudo-hollywoodiano. Noi restiamo nella nostra nicchia di autori, con la nostra visione del lavoro degli esportatori (con il lancio nei festival) e di un certo tipo di distributori all'estero. Non cambieremo questa strategia. Quella dei nostri concorrenti si ispira a un cinema di grosso budget, che ha bisogno del sostegno dei media e, per trovare l'equilibrio, un numero di entrate largamente superiori al tipo di film che interessa a noi. Cerchiamo in Europa quello che è possibile far circolare. Oggi, quando c'è un prodotto troppo caro non ci si può permettere di vendere Wolfsbergen, Falling [+leggi anche:
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. Penso che siamo gli ultimi, in Francia almeno, a far circolare le opere europee.

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