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Fabrizio Bentivoglio • Regista

"Racconto il sogno di un giovane musicista"

di 

Lascia perdere Johnny è l'esordio alla regia di un lungometraggio di Fabrizio Bentivoglio, uno dei attori di teatro e cinema più amati dal pubblico italiano.

Cineuropa: Il progetto del film è nato tutto intorno all'esperienza e all'amicizia con la band degli Avion Travel e ai racconti del chitarrista Fausto Mesolella. È stato difficile per un attore quasi esordiente alla regia scrivere la sceneggiatura?
Fabrizio Bentivoglio: L'esperienza della scrittura è importantissima e bella, mi sono basato su storie vere, che conoscevo da molti anni, ma assieme agli sceneggiatori siamo ripartito da zero. Mi sono fatto raccontare nuovamente quelle storie, che sono tantissime, cercando di ottenerne una sorta di essenza, nella scelta di personaggi e di sentimenti. C'è il sogno dei giovani musicisti che si misurano con il proprio talento e affrontano il momento cruciale nel quale questo talento deve essere riconosciuto.

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Il film è girato con molta spontaneità e con un grande uso del piano sequenza.
È il modo con cui avevo girato il cortometraggio, è stata una scelta oggettiva e contingente. Questo tipo di inquadratura se usato bene permette un maggiore spazio di manovra per gli attori, che si sentono più liberi di muoversi, e garantisce un maggior divertimento per tutti. È il modo di girare che si avvicina di più all'atto teatrale.

Continuerà sulla strada della regia, oltre agli impegni come interprete?
La parte dell'ideazione, il pensare ad una storia, è la fase più bella di un film. Le storie di Lascia perdere Johnny ho cominciato ad ascoltarle da 1992. Dunque ci metterò un po' per scrivere un nuovo film perché per imbarcarsi in una nuova avventura devi essere motivato, hai davanti a te 4 anni in cui devi rimanere focalizzato sul progetto. Hai a che fare con molte persone contemporaneamente, devi capire e farti capire da ognuno di loro. E' un'operazione complessa. Il senso della familiarità è stato il segreto di Lascia perdere Johnny, e quella è la chiave.

Cosa si aspetta dall'esperienza di Karlovy Vary, lo scambio di idee, l'atmosfera dell'Est che è ricchissima dal punto di vista creativo e un po' meno da quello economico, ma per questo più libera.
Per un film, essere riconosciuto da uno sguardo così puro è in se un complimento. Rappresentare l'Italia in quella rassegna non è da poco, siamo molto contenti.

In questo momento in Italia il mondo del cinema protesta per la marcia indietro del governo sulla introduzione della norma sul tax credit.
Solidarizzo sicuramente. È da quando faccio questo lavoro che questa innovazione fiscale finanziaria viene sventolato come una bandiera e poi nascosta in un cassetto con un abile gesto di prestidigitazione. Il boicottaggio dei festival che si è deciso è un gesto eclatante e spero che non si debba arrivare a mettere in pratica.

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