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Didier Brunner • Produttore

"Un film eminentemente europeo"

di 

- Il produttore della società francese Les Armateurs racconta la genesi di una coproduzione europea originale e parla del futuro dell'animazione nel Vecchio Continente

Dopo Kirikù e la strega Karabà (1998), Principi e principesse (2000) e Kirikù e gli animali selvaggi [+leggi anche:
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(2005) di Michel Ocelot, Appuntamento a Belleville [+leggi anche:
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(2003) di Sylvain Chomet e la coproduzione The boy who wanted to be a bear del danese Jannik Hastrup (2002), la società parigina Les Armateurs ha giocato un ruolo chiave nella nascita di The Secret of Kells [+leggi anche:
recensione
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intervista: Didier Brunner
intervista: Tomm Moore
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Cineuropa: Che cosa vi ha attirato del progetto irlandese di adattamento animato del Libro di Kells?
Didier Brunner: Il promo che ho visto a Cartoon Movies nel 2001 mi ha colpito molto. C'era un'originalità grafica e una leggenda ben radicata nella cultura celtica, ma anche universale. La storia era più centrata sulla nozione di artista ribelle e sulla genesi del Libro di Kells. Non era facile proporla al nostro pubblico di riferimento, le famiglie e gli spettatori dai cinque anni in su. Abbiamo quindi chiesto a Tomm Moore di ripensare la sceneggiatura con più relazioni tra i personaggi principali.

Come ha raccolto il budget di 6,5 M€?
L’iniziativa è stata irlandese, ma noi ci siamo uniti quasi subito. E' un'impresa trovare partner come France Télévisions e Canal + per un progetto sicuramente europeo ma poco francese come questo, e così abbiamo dovuto aggiungere talenti nazionali allo story-board (Rémi Chayé), alla musica (Bruno Coulais) e alla sceneggiatura (Fabrice Ziolkowski). Ma questo rientrava nella linea editoriale di Les Armateurs: un progetto d'autore con i rischi di produzione che comporta, una sceneggiatura insolita, una grafica originale e un film in 2D. E' il contrario di ciò che propongono oggi i blockbuster europei e americani d'animazione. Anche i belgi di Vivi Film si sono entusiasmati per questo progetto. Celluloid Dreams ha acquisito le vendite internazionali con un minimo garantito di 250 000 euro. E Gebeka Films distribuirà il film in Francia, dove è riuscita a creare una nicchia di cinema d'animazione che si differenzia da quello delle major: un'alternativa a Disney, Pixar, DreamWorks, Universal e, perché no, a EuropaCorp.

Anche l'Ungheria ha partecipato alla realizzazione del film.
Il budget non ci permetteva di mantenere tutto il reparto animazione in Irlanda. Abbiamo esaminato quindi tutte le possibilità affinché il regista mantenesse il controllo artistico e potesse lavorare in paesi che avessero la stessa sensibilità culturale. Per principio, Tomm Moore aveva scartato l'Asia, e aveva già lavorato con gli ungheresi di Kecskemet (che avevano partecipato anche a Kirikù). Ma parte dell'animazione si è fatta in Belgio e il grande della post-produzione in Francia. Si tratta di un film eminentemente europeo per le modalità di finanziamento, di realizzazione e per il suo radicamento culturale.

Come vede il futuro prossimo dell'animazione in Francia e in Europa?
La concorrenza è sempre più accanita. E' sempre più difficile far sopravvivere i film originali, perché il pubblico e la stampa sono più portati verso i film meglio pubblicizzati e meglio distribuiti. Dalla creazione di Les Armateurs, la nostra politica è avere linee grafiche e narrative sempre diverse. Ogni film è un caso a parte ed è questo che ci muove: un cinema d'autore che sia anche un cinema di audience, che stimoli la curiosità del pubblico verso tutte le possibilità dell'animazione e che non si limiti a fare film in 3D con storie stereotipate e grafica relativamente tutta uguale.

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