La vergüenza conquista Malaga
Malaga porta fortuna al madrileno David Planell, che torna a trionfare al Festival del Cinema Spagnolo conclusosi sabato scorso nella città andalusa: la sua prima regia, La vergüenza [+leggi anche:
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scheda film], ha vinto la Biznaga d'Oro del miglior film e il premio della migliore sceneggiatura. Un onore che Planell ebbe già nel 2004, quando Hector, diretto da Gracia Querejeta e del quale scrisse la sceneggiatura, vinse il massimo riconoscimento.
Il film, che ha aperto la manifestazione, ha raccolto fin dall'inizio i favori della critica e ha finito per convincere anche la giuria del festival, presieduta dal regista basco Álex de la Iglesia. Questa produzione di Avalon Productions con protagonisti Alberto San Juan e Natalia Mateo descrive in modo spietato i problemi di una coppia della classe media spagnola con il figlio immigrante adottato.
Gli altri grandi vincitori del festival sono la coproduzione ispano-argentina El niño pez [+leggi anche:
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scheda film] di Lucía Puenzo, che ha conquistato il premio speciale della giuria e quello della migliore fotografia, e Tres días con la familia [+leggi anche:
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scheda film] di Mar Coll, vincitore di tre premi (miglior regia, migliore attrice a Nausicaa Bonnín e miglior attore a Eduard Fernández). Completano il palmarés principale due commedie: Pagafantas [+leggi anche:
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intervista: Borja Cobeaga
scheda film] di Borja Cobeaga, che ha vinto il Biznaga d'argento della critica, e Fuga de cerebros [+leggi anche:
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scheda film] di Fernando González, vincitore del premio del pubblico.
Una delle grandi rivelazioni di questa edizione è stato 25 kilates [+leggi anche:
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intervista: Patxi Amézcua
scheda film], opera prima di Patxi Amezcua che ha dominato la sezione Zonazine, dedicata alle opere più alternative. Oltre a ricevere ottime critiche da parte della stampa specializzata, ha vinto il premio del miglior film, della migliore attrice (Aída Folch) e del miglior attore (Manuel Morón).
Infine, il premio del miglior documentario è andato a El círculo di José Pedro Charlo e Aldo Garay.
(Tradotto dallo spagnolo)
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