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VENEZIA 2009 Concorso / Francia

In Persécution un Romain Duris da Coppa Volpi

di 

A quattro anni da Gabrielle [+leggi anche:
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, che fece vincere alla protagonista Isabelle Huppert un Leone d’oro speciale, Patrice Chéreau torna in concorso a Venezia con Persécution [+leggi anche:
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: un film che, pur non ripetendo il miracolo di Son frère (il capolavoro dell’autore), sa comunque riscattare qualche intellettualismo di troppo con alcune pagine dolenti e di grande intensità.

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Il dolore, appunto, è il protagonista del film: Daniel, interpretato da un Romain Duris che si candida alla Coppa Volpi, soffre. Eppure, gli dicono, "tu hai tutto a portata di mano": a cominciare da un impiego ben pagato (ristruttura immobili) e da Sonia, la donna che ama, riamato (Charlotte Gainsbourg, misuratissima). Ma ciononostante, Daniel "ha lo sguardo cattivo" di chi ce l’ha con tutto il mondo. Un viluppo febbrile di tensioni, rabbie, rancori, anche se Daniel non è cattivo, e ogni settimana fa visita agli ospiti di una casa di riposo, forse per espiare una colpa del passato.

A prima vista, addirittura, il perseguitato parrebbe lui, dal momento che un pazzo (Jean Hugues Anglade) si introduce nella casa che sta restaurando, dorme nudo nel letto che crede il suo, gli dichiara il proprio amore. E se invece Daniel, più o meno inconsapevolmente, fosse il persecutore? Di Sonia, per esempio, cui impone un legame tormentato e problematico, visto che lui "non sa amare senza aver paura".

Affidandosi ai dialoghi densi e lunghi della cosceneggiatrice Anne-Louis Trividic (alla quarta collaborazione col regista), Chéreau disegna il ritratto di un uomo che nel proprio dolore sente di trovare un porto sicuro, diviso com’è – per dirla con Duris – "tra la volontà di dare amore, e l’incapacità di comprendere l’amore che gli viene dato".

Un personaggio problematico, duale, in costante costruzione (di sé, e del rapporto con gli altri) come i cantieri dove lavora. È questa psicologia sfaccettata e cangiante il cuore del film: peccato che non sempre Chéreau – che già altrove aveva saputo descrivere, lontano dagli stereotipi, complesse psicologie maschili – eviti il rischio di una costruzione cerebrale che parla più alla testa che al cuore. Ma è innegabile il fascino di alcuni momenti (su tutti la sequenza dell’incidente in moto, episodio rivelatore e ad alto tasso di simbolismo), né si discute il talento figurativo di Chéreau (la raffinata fotografia, spesso notturna, è di Yves Cape, a Venezia anche con White Material [+leggi anche:
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di Claire Denis), e l’intensità del finale, al tempo stesso drammatico e aperto alla speranza, con gli abbracci spezzati dei protagonisti sfumano sulle note struggenti di Mysteries of Love, cantata da Antony and the Johnsons.

Prodotto da Move Movie con Arte France Cinema e Mars Films, Persécution è venduto nel mondo da MK2.

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