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FESTIVAL Italia

Popoli, 50 anni di documentari

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Il Festival dei Popoli (Firenze, 1/8 novembre), primogenito – non soltanto in Italia – tra gli appuntamenti dedicati al documentario, compie cinquant’anni: per l’occasione, come e più che in altre edizioni, propone un programma che si muove tra passato, presente e futuro.

L’attenzione per il doc italiano (“in cui – spiega il direttore Luciano Barisone – avverto una spinta propulsiva insperabile fino a qualche anno fa”) è testimoniata dalla scelta di quattro lungometraggi per il concorso internazionale (Genovatripoli di Marco Santarelli, Grandi speranze di D’Anolfi e Parenti, In amabile azzurro di Felice D’Agostino e In purgatorio di Giovanni Cioni) e di due titoli in corsa tra i corti (The Land of Jerry Cans di Paola Piacenza e Così eravamo di Bruno Oliviero).

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Per non parlare dei progetti finalisti del Premio Solinas “Documentario per il cinema”, che proprio durante il festival annuncerà i vincitori del 2009. La sinergia tra le due realtà è confermata dalla Medaglia del Presidente della Repubblica con cui il Solinas omaggia uno dei nomi storici del documentarismo italiano, Cecilia Mangini, di cui ai Popoli – nella retrospettiva “The Feeling of Being There” dedicata agli anni 1958/1965 – si vedrà La canta delle marane.

Tanti gli europei in cartellone (e molte le coproduzioni), non ultimi due maestri francesi: Nicolas Philibert, che racconta la storia di Nenette, un’ourang outang che vive dalla nascita al Jardin des Plantes di Parigi; e Luc Moullet, che ne La terre de la folie conduce lo spettatore in una remota area delle Alpi segnata nel corso dei decenni da alcuni orribili atti di violenza.

Il nome più atteso, però, è quello di Thomas Heise: a questo straordinario – e spesso osteggiato, prima e dopo la caduta del Muro – cineasta dell’ex DDR, il festival dedica la prima personale italiana (compreso l’ultimo film, Material), colmando una lacuna proprio a vent’anni dalla riunificazione tedesca.

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