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FESTIVAL DI ROMA Extra / Paesi Bassi

Life in One Day, il nostro Inferno è il Tempo

di 

Benny e Gini nascono, vanno a scuola, s’innamorano, tutto in poche ore. Il loro è un mondo perfettamente uguale al nostro, se non fosse che brucia le tappe, e l’esistenza di ciascuno dura soltanto un giorno: Life in One Day [+leggi anche:
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, come spiega il titolo dell’opera seconda dell’olandese Mark de Cloe, fuori concorso tra gli Extra del Festival di Roma (dove il progetto fu presentato durante la prima edizione del New Cinema Network-Fabbrica dei Progetti).

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Si nasce e si muore (magari coronando il sogno di vedere l’alba) nel breve volgere di 24 ore, qualsiasi esperienza è un unicum che si compie per la prima e ultima volta, ogni momento è irripetibile. Compreso il sesso, che serve giusto a garantire la continuità della specie: poi, dopo aver consumato, il desiderio scema (d’accordo, spesso capita pure nel nostro, di mondo). Per Benny e Gini, però, è diverso: si amano troppo per poter pensare di finirla lì. Meglio commettere un omicidio e andare all’inferno, dove – parola di catechista – i giorni si ripetono (orrore!) tutti uguali.

L’inferno, per chi non l’avesse capito, è il tempo come lo conosciamo noi. Ma la pena che la coppia (gli algidi Matthijs van de Sande Bakhuyzen e Lois Dols de Jong) dovrà scontare è ben più dolorosa della condanna a morte che gli infligge il tribunale (in pochi minuti, perché anche i giudici hanno le ore contate): quando trapassano in questa valle di lacrime, i due innamorati si ritrovano soli, divisi. E come loro, è “diviso” anche lo schermo, che in split screen ci mostra le vite separate di Benny e Gini, che in attesa di ritrovarsi trascorrono i giorni, i mesi, gli anni come possono.

Lui, che il sesso l’aveva amato da subito, ci prende gusto e diventa un gigolò molto richiesto; lei, meno ardita, si fidanza ma ha in mente solo il grande amore. Riusciranno a ricongiungersi, o le due metà sono destinate all’incompletezza (come in un mito di Platone che de Cloe indica tra i suoi motivi d’ispirazione)?

Tratto da un romanzo di A.F.Th van der Heijden, Life in One Day intriga quando descrive un universo di “fantascienza quotidiana” dove la regola è cogliere l’attimo. Convince meno quando l’azione si sposta (e si duplica) all’inferno, dove le evoluzioni erotiche di Benny soffocano quelle psicologiche di Gini: colpa di uno script, firmato dal regista, che tradisce lettera e spirito dello scrittore (nell’aldilà del libro non c’è posto per Gini), per affidarsi soprattutto alla suggestione figurativa che la fotografia di Jasper Wolf e il montaggio di Marc Bechtold infondono allo split screen.

Prodotto da Dutch Mountain Movies (che ne cura anche la distribuzione internazionale) insieme a NPS, il film ha già ottenuto il Movie Squad Junior Award all’ultimo Nederlands Film Festival.

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