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PROMOZIONE Belgio

Tre film belgi in primo piano sul n°144 del webzine di Cinergie

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Il n°144 del webzine di Cinergie dedica ampio spazio a tre film belgi attualmente sugli schermi, o che lo saranno presto. Primo fra questi, Simon Konianski [+leggi anche:
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. Micha Wald confessa che una "commedia che non funziona è un buco nell'acqua, una palla al piede", mentre un dramma poco visto dal pubblico può avere almeno "un successo di nicchia, essere un fondamento nella carriera".

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Cosciente dell'inevitabile paragone con Woody Allen, Wald non vi trova altre affinità, al di là delle origini ebraiche e dell'autoironia, se non nella passione per gli occhiali grandi, rivendicando come influenza i fratelli Coen, e soprattutto il "cinema della forma" di Wes Anderson. Il regista constata quasi con dispiacere che la storia di Simon Konianski "è troppo forte" e che per "limitare le interferenze" ha dovuto rinunciare alle simmetrie, a una maggiore valorizzazione dei costumi e delle scenografie. Oggi, ha "l'impressione che la commedia [lo] contamini" e si sente inesorabilmente attratto dai personaggi "bigger than life, buffi, toccanti, colorati…".

Passando a tutt'altro genere, il regista Lucas Belvaux parla di Rapt [+leggi anche:
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e del modo in cui tratta il personaggio del grande industriale ispirato al barone Empain. Belvaux dice di non fare un "cinema totalitario" che impone chiavi di lettura, e rivendica il fatto di non essere sempre d'accordo con i suoi personaggi. Attraverso il film, afferma che "la sofferenza non umanizza, né rende migliori", permette solo di prendere coscienza della propria fragilità. Il personaggio non si redime, e nel finale il film pone la domanda: "Quanto è accettabile non essere perfetti?".

Infine, lo scrittore e regista Eric-Emmanuel Schmitt confessa che con Oscar et la Dame en rose si è "innamorato del cinema", e specialmente del lavoro di squadra, sia con la sua direttrice della fotografia Virginie Saint-Martin, che gli ha fatto dono di chiaroscuri "che si vedono raramente al cinema", che con Michel Legrand, che gli ha "dato molto nel montaggio, affinché la musica pervadesse le immagini".

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(Tradotto dal francese)

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