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FILM / RECENSIONI

El caballero Don Quijote

di 

- Manuel Gutierréz Aragón con El caballero Don Quijote porta in scena una nuova avventura del personaggio di Cervantes

Il sogno è la realtà e la realtà è il sogno. Questa l’essenza della vita di uno dei più famosi cavalieri erranti della storia della letteratura spagnola, un eroe che nel tempo è riuscito a superare i confini nazionali per raggiungere una fama internazionale. Una popolarità quella del Don Quixote di Miguel de Cervantes, dovuta forse anche al cinema che spesso si è lasciato incantare dal fascino dell’incorreggibile sognatore spesso in lotta con i fantasmi. Tra gli eventi speciali di questa 59ma Mostra di Venezia c’è anche la Spagna con il film di Manuel Gutierréz Aragòn, El caballero Don Quijote [+leggi anche:
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Ispirato soprattutto dalla seconda parte del classico di Cervantes, il regista spagnolo racconta l’avventura dell’ormai anziano cavaliere, partito in viaggio lungo la costa assieme al fido scudiero Sancho Pancha per impegnarsi in una nuova battaglia contro i temibili turchi. “Don Quixote è un personaggio eccessivo – ha detto il regista – ma velato di un romanticismo che lo rende particolare e unico. Ho preferito scegliere la seconda parte del classico della letteratura. E’ forse la parte più triste e malinconica in cui il cavaliere è un uomo ormai molto vecchio, indebolito nel corpo e nella mente dall’età. Queste si trasformano però in caratteristiche sublimi che permettono alla storia di virare al fantastico, nonostante il forte realismo”. L’ambiguità e la realtà sono infatti in ogni pagina del romanzo, a partire dalla stessa Dulcinea, la donna amata dal Quijote, nient’altro poi che un uomo vestito d’abiti femminili nello scherzo crudele preparato da Sancho.

Girato interamente in Spagna la realizzazione del film è stata anche l’occasione di un viaggio nell’intimo per gli attori come ha confermato l’interprete principale Juan Luis Galiardo: “Quando il regista mi ha chiamato per propormi il film mi ha detto che sarebbe stato una esplorazione delle profondità del personaggio. In questo modo ho scrutato anche me stesso, la mia interiorità, ed è stato bellissimo”.

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