Controcorrente - Un homme sans l'occident
- Il regista e fotografo Raymond Depardon racconta gli uomini e i cacciatori del deserto che vivono lontani dall’occidente
Controcorrente di nuovo in viaggio. La sezione più in movimento della 59ma Mostra di Venezia riprende la sua esplorazione degli uomini e dei continenti con il nuovo lungometraggio di Raymond Depardon, uno dei più grandi fotografi del secolo, oltre che eccellente cineasta, vincitore di numerosi premi.
Innamorato da sempre del deserto Un
homme sans l’occident è stata l’occasione per tornare e raccontare gli uomini e i cacciatori d’Africa che il tempo ancor più che la modernità ha quasi estinto. Liberamente tratto dal romanzo di Diego Brosset, il film narra la vita di un giovane cacciatore, ultimo degli uomini liberi del deserto, agli inizi del 20mo secolo.
“Avevo soprattutto voglia di raccontare il deserto facendo astrazione dall’occidente – ha precisato il regista francese – perché lo sguardo sull’Africa fosse più profondo e più vero”. Senza alcuna sofisticata tecnologia, Depardon sceglie di filmare con una telecamera del ’47 e utilizza la pellicola al nitrato d’argento, puntando alla essenzialità e mettendosi sullo stesso piano del soggetto per non dominarlo, come sarebbe potuto accadere con il digitale. “Per arrivare all’essenziale della storia, dei luoghi e dei personaggi c’è bisogno anche di un tempo diverso, in un certo modo rallentato”.
Girato con una troupe ridotta all’osso il cineasta, classe ’42, ha girato a lungo nelle regioni desertiche dell’Africa del nord alla ricerca degli uomini cacciatori, che dai primi del ‘900 ad oggi sono quasi totalmente spariti, insieme alle loro prede, trasformandosi inesorabilmente in semplici popolazioni nomadi. “Ho fatto in modo di non imporre troppo la finzione cinematografica, lasciando che la telecamera si facesse trasportare dalla libertà dell’energia e dell’eccitazione di questi uomini che urlando e ballando si preparavano alla caccia, occasione per dimostrare il loro coraggio e la loro forza”.
Depardon dichiara con questo film l’amore per un continente che oggi l’occidente considera in fin di vita. “Sono fermamente convinto che il nostro avvenire sia in Africa – ha concluso –, non è un caso che l’uomo abbia avuto origine lì e che sia abitata da oltre 25 secoli”.
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