Walking Too Fast
- Ritratto inflessibile e spesso brutale di un sistema cattivo e di un poliziotto, ancora più cattivo, che ne fa parte
Il cinema ceco ha finora utilizzato poco il tono tragico per ricordare il passato totalitario del paese. L'occupazione nazista è stata evocata in modo storico in Divided We Fall, Zelary [+leggi anche:
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scheda film] e, più di recente, in Protektor, ma il periodo comunista resta relegato a commedie agrodolci come The Wonderful Years That Sucked.
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intervista: Radim Spacek
scheda film] rompe con questa tendenza. Il regista Radim Špaček ci regala un thriller affascinante che rimanda a Le vite degli altri [+leggi anche:
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intervista: Ulrich Muehe
scheda film] di Florian Henckel von Donnersmarck per il trattamento delicato che riserva a questa epoca, e al Cattivo tenente di Abel Ferrara per il ritratto terrificante che fa degli abusi del potere.
L'azione si svolge in una città cecoslovacca senza nome durante il periodo della cosiddetta normalizzazione. Antonín (Ondřej Malý), ufficiale di polizia, è preso da un interesse improvviso per una bella operaia di nome Klára (Kristína Farkašová). Deciso a sedurla, ma privo di ogni charme, si serve della violenza e dell'intimidazione per isolare la giovane donna dai suoi affetti.
Quando Antonín scopre che Klára ha una relazione con Tomáš (Martin Finger), attivista di un movimento dissidente, minaccia quest'ultimo di arrestarlo, lo interroga brutalmente e finisce per distruggere sia il suo matrimonio che la sua relazione con Klára. Antonín se la prende poi con Pavel (Luboš Veselý), scrittore dissidente divenuto collaborazionista, a colpi di cinismo e di attacchi alla sua reputazione.
Malý interpreta Antonín come un implacabile demonio, un essere posseduto che vediamo sprofondare nella schizofrenia fino a scagliarsi contro la propria famiglia, i propri colleghi e se stesso, con un distacco glaciale. Quando la moglie gli chiede se ha un'amante, lui risponde: "No, ma vorrei tanto averla".
Il film riesce a ricreare l'atmosfera paranoica di uno Stato di polizia in cui non ci sono limiti e in cui c'è sempre qualcuno che ti spia da dietro la porta, il muro o le tende, qualcuno che si aggira nell'ombra, mentre ponti, gru e altre infrastrutture dall'aspetto mostruoso si stagliano sopra le teste come una minaccia. Anche i dissidenti del film hanno rinunciato all'intimità e all'igiene per adottare la filosofia del "ciò che è tuo è mio".
La cinepresa del direttore della fotografia Jaromír Kačer scivola negli anfratti di ogni scena e penetra la freddezza dei volti; le sbarre alle finestre e altri oggetti poco attraenti hanno una presenza inquietante; il lavoro di Marek Hart e Jakub Čech sul suono cattura ogni respiro.
Nelle scenografie, Pavol Andraško ha volontariamente omesso riferimenti riconoscibili, di modo che il paesaggio sembri familiare ed estraneo allo stesso tempo, mentre i costumi di Andrea Králová sono involucri rigidi che mal si adattano ai corpi, piuttosto che vestiti veri e propri.
Gli attori, cechi e slovacchi, sono per la maggior parte poco noti, ad eccezione di Oldřich Kaiser (I Served The King of England [+leggi anche:
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scheda film], You Kiss Like God [+leggi anche:
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scheda film]), che impersona il capo di Antonín, paradossalmente il personaggio meno depravato del film.
Walking Too Fast è prodotto da Bionaut Filmss in coproduzione con Česká Televize, ALEF Film & Media Group e Pleograf, e con il sostegno di HBO e del Fondo nazionale ceco per il sostegno e lo sviluppo del cinema. La distribuzione del film nella Repubblica Ceca è affidata a Bonton Film.