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BERLINALE 2010 Special

L'Autre Dumas, variazioni sull'io con tante sorprese

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Se il primo uomo ad aver lasciato che la sua identità si confondesse con quella di Dumas è il suo famoso ghostwriter, Auguste Maquet, l'ultimo ad aver associato in più occasioni il suo nome a quello del pittoresco scrittore è il non meno esuberante Gérard Depardieu, protagonista insieme a Benoît Poelvoorde (nel ruolo di Maquet) di L'Autre Dumas [+leggi anche:
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scheda film
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di Safy Nebbou, in programma fra le proiezioni speciali di Berlino.

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Al timore legittimo dello spettatore di assistere all'ennesimo "biopic" (per di più in costume), non avendo il genere, il più delle volte, alcun interesse né biografico né cinematografico, è corrisposto quello di Nebbou di lanciarsi in tale impresa, e così L'Autre Dumas aggira questo scoglio con grande virtuosità.

Il racconto, del tutto fittizio sebbene il regista abbia scelto di mantenere alcuni elementi della vita di Dumas, naturalmente i più bizzarri (rappresentati bene dalla fotografia colorata di Stéphane Fontaine, collaboratore di Jacques Audiard scelto proprio perché non aveva mai fatto un film storico), comincia con Dumas e il suo ghostwriter in crisi d'ispirazione. Il duo si presenta come una vecchia coppia, con il subalterno Maquet pieno di ammirazione per colui di cui è l'ombra, che vive circondata da belle donne, Céleste (Dominique Blanc) e Caroline (Catherine Mouchet), più qualche cortigiana di cui Dumas è ghiotto. E' allora che sopraggiunge Charlotte (Mélanie Thierry), la bella rivoluzionaria di cui Maquet si innamora all'istante e alla quale fa credere di essere l'autore de "Il conte di Montecristo". Per lei, i due uomini di ritroveranno diretti rivali.

Una volta disegnata questa situazione, il film gioca con i ruoli e le imposture ("Non è una storia, è un feuilleton!", esclama Céleste), culminando nella stravagante festa in maschera che Dumas organizza nel suo castello, in salsa orientale. L'evento, molto teatralizzato, riunisce come un vaudeville, sotto il tetto di un Dumas egocentrico ma bonario, una serie di ospiti a sorpresa che garantiscono bei colpi di scena, sullo sfondo di intrighi sessuali e politici, il tutto condito (come nelle famose ricette di cucina di Dumas) da battute ingegniose.

In particolar modo, in questo terzo lungometraggio Nebbou non manca, come suggerisce il titolo, di giocare sul tema rimbaudiano dell'"Io è un altro/Io sono un ghostwriter", essendo l'autore Dumas un'entità astratta (un nome sulla copertina di un libro, come mostra il film) che sfugge persino allo scrittore che ne porta il nome. Il racconto si conclude con il ritorno dell'ispirazione e con l'immagine toccante di due uomini che collaborano in un clima d'armonia che esiste solo tra persone che, lontane da eccessi d'ego e da gelosie, si vogliono bene e si capiscono a livello umano.

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(Tradotto dal francese)

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