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FILM Italia

Genitori e figli, due mondi in collisione

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In Tutti dicono I love you di Woody Allen il giovane Scott (Lucas Haas) riceve una botta in testa e diventa improvvisamente repubblicano, facendo inorridire i genitori Alan Alda e Goldie Hawn, convinti democratici. Allo stesso modo in Genitori & figli: Agitare bene prima dell'uso [+leggi anche:
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di Giovanni Veronesi (in sala da 26 febbraio con Filmauro) il piccolo Ettore (Matteo Amata), figlio dei progressisti Silvio Orlando e Luciana Littizzetto, si rivela più razzista di Adolf Hitler. “I ragazzini respirano l'intolleranza che c'è nell'aria come fosse smog”, è la spiegazione dello psicologo. O forse saranno i continui litigi che hanno portato mamma e papà a dividersi?

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Nella nuova commedia del regista di Prato che ha firmato i campioni d'incasso Manuale d'amore 2 [+leggi anche:
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, quello tra genitori e figli non è un confronto dialettico ma uno scontro tra bande rivali, tra tribù che non parlano la stessa lingua. Due pianeti in collisione.

Il professore d'italiano Michele Placido non riesce a discutere senza mettersi ad urlare con il figlio 18nne Andrea Facchinetti, che vuol far parte del Grande Fratello in tv (e quale padre normale riuscirebbe a mantenere la calma?). Per capire meglio suo figlio, il professore impone agli studenti un tema dal titolo: "genitori e figli, istruzioni per l'uso". Sarà un'alunna, Nina (Chiara Passarelli), sorella del piccolo nazionalista intollerante Ettore, a suggerire un altro titolo: "Genitori e figli, agitare prima dell'uso".

Nina, protagonista e voce narrante del film, ci conduce attraverso piccolezze e volgarità dell'oggi: adulti troppo "piccoli", bambine troppo grandi, madri fragili e indaffarate, padri ingenui, bambini che hanno perso la saggezza tipica di quell'età. La spiacevole sensazione è che il regista a torto indicato come l'erede di Mario Monicelli più che satira faccia del voyerismo in controcampo. Per usare le taglienti parole della poetessa Patrizia Valduga a proposito di una recente fiction televisiva: "...se togliamo ai Simpson l'intelligenza, l'ironia, il diaframma espressivo che ne fanno il senso, ci resta il grado zero della trita quotidianità e dell'insignificante privato, irrimediabili". E ciò può andare a scapito di uno dei maggiori obiettivi del cinema, l'intrattenimento.

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