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INDUSTRIA Spagna

PROA interviene nella guerra degli investimenti tv nel cinema

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L'associazione di produttori PROA interviene nella questione della significativa riduzione dell'obbligo delle televisioni a investire nel cinema, prevista dalla bozza della Legge Generale della Comunicazione Audiovisiva, la cui approvazione è in fase finale, affermando che il nuovo testo “viola i diritti dei produttori indipendenti e la stessa normativa europea”.

Finora, tale obbligo, che dalla sua entrata in vigore nel 1999 mette a confronto tv private e produttori, stabiliva che le prime dovevano investire il 5% dei proventi dell'esercizio precedente in opere cinematografiche. La novità del disegno di legge, al momento al Senato e di cui il governo chiede l'entrata in vigore prima dello switch-off analogico del 3 aprile, sta nell'inclusione delle serie tv in questa quota, fino a un 40% del totale.

In breve, il nuovo testo abbassa la quota destinata al cinema al 3%, giacché è più probabile che le televisioni investiranno nelle più redditizie serie (lo dimostra il fatto che già producono queste ultime, senza che nessuno le obblighi) piuttosto che nel cinema. Secondo PROA, l'inclusione delle serie, che "hanno fin da subito assicurati il finanziamento e le opportunità di diffusione", è "una triste eccezione a favore degli interessi delle televisioni". Inoltre ricorda che paesi come Francia, Italia, Germania, Olanda, Belgio e Svezia escludono le serie dalla quota di investimento delle televisioni.

Sulla stessa linea è Pedro Pérez, presidente di FAPAE, principale federazione di associazioni di produttori di Spagna, che ha detto qualche settimana fa a Cineuropa che “le televisioni private, che detengono il 100% delle entrate pubblicitarie da quando RTVE ha cessato di trasmettere spot a gennaio, hanno l'obbligo di reinvestire a favore di un'industria autoctona”.

(Tradotto dallo spagnolo)

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