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I vincitori

di 

- Leone d'oro a Magdalene. Premiato anche Dom Durakov di Konchalovskij. Migliori attori Julianne Moore per Far From Heaven e Stefano Accorsi per Un viaggio chiamato amore

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Il Leone Alfredo assegnatogli all’inizio del festival dalla rivista Film Tv gli deve aver portato fortuna. Ma bisogna dirlo, il suo film The Magdalene Sistersè bello davvero. Peter Mullan porta a casa il Leone d’Oro della 59ma Mostra di Venezia. In kilt e giacca di velluto viola, con il premio ben stretto tra le mani ringrazia con il suo impareggiabile sorriso ironico e non perde l’occasione di commentare il successo del film al box office italiano: “Ho saputo che in questa settimana di programmazione è andato molto bene. Magari sono stati soprattutto le suore e i preti a vederlo per poterlo criticare… purchè abbiano pagato il biglietto”. Applaudito dal pubblico e da giornalisti e critici, il regista scozzese non ha lesinato neanche questa volta i commenti salaci sulla crudeltà della chiesa cattolica, confermando a chi glielo ha chiesto il suo paragone con quella dei talebani.
Più poetico Andreij Konchalovsky, al quale la presidente Gong Li ha assegnato con incerta pronuncia il premio della Giuria per Dom Durakov (La casa dei pazzi). Il regista russo ha paragonato i premi veneziani a delle caramelle: “E’ come se fossi un bimbo che ha trovato delle caramelle non essendo sicuro di trovarne ancora. La Mostra me ne aveva data una vent'anni fa, e oggi eccomi qui per una seconda”. Meno metaforico invece Ed Lachman, Premio per un contributo individuale di particolare rilievo, come direttore della fotografia del film diretto da Todd Haynes, Far from heaven. Con un cappello nero e occhiali da sole ha ringraziato tutti per l’amore con il quale la Mostra ha consacrato il suo lavoro senza dilungarsi troppo in allegorie criptiche seppur poetiche come ha fatto invece il regista coreano Lee Chang-dong, che con il suo Oasis si porta a casa altri quattro premi, oltre al Premio Speciale per la Regia (Marcello Mastroianni per attrice emergente, Premio Fipresci, CinemAvvenire, Simis): “Questa sera mi sembra di essere nella mia oasi. Bevo l’acqua che mi avete dato e recupero le forze prima di partire per il deserto”.

La Coppa Volpi per i migliori attori sono andati rispettivamente all'italiano Stefano Accorsi e alla statunitense Julianne Moore. Il primo è protagonista di Un viaggio chiamato amore di Michele Placido. Il giovane attore, ormai popolare anche oltreoceano dopo L'ultimo bacio di Gabriele Muccino, ha dedicato il premio a Dino Campana, del quale ha vestito i panni nella tempestosa storia d'amore tra il poeta e la scrittrice Sibilla Aleramo. "Recitare un personaggio così estremo è stato difficile, perché il regista ha lasciato intatto l'enigma di quell'uomo". Accorsi ha difeso il film dalle critiche dei giornalisti: "Era destinato a suscitare passioni contrastanti. Al pubblico piace molto, a giudicare dai primi risultati del box office". A fare da portavoce a Julianne Moore, premiata per Far From Heaven di Todd Haynes e già ripartita per gli USA, c'era il direttore della fotografia del film, Ed Lachman: "Per Julianne questa Coppa è un grande onore, e mi incarica di dire che interpretare il film di un regista dalle straordinarie visioni come Haynes è stato un dono irrinunciabile".
Altro premio ad un attore è il "Marcello Mastroianni", dedicato ad un emergente. La giuria l'ha assegnato a Moon So-Ri, interprete dell'applauditissimo Oasis: "In Corea Mastroianni è amatissimo - ha detto felice la giovane attrice - e spero che questo premio mi aiuti a continuare. Quando tornerò a casa voglio ricominciare con lo stesso entusiasmo con cui ho affrontato Oasis. Moon So-Ri ha raccontato di essersi sottoposta ad un duro training per interpretare la parte di una donna colpita da paralisi cerebrale: "Ho dovuto svuotare la mia anima e mettermi nelle condizioni di quel personaggio".

Vittoria della Cina nella sezione "Controcorrente", con Xiao Cheng Zhi Chun (Springtime in a Small Town) di Tian Zhuangzhuang, mentre il Premio speciale della giuria è andato al giapponese Tsukamoto Shinya, regista di Rokugatsu No Hebi (A Snake of June), che ha ricevuto molti applausi: "Il mio è un film sperimentale, temevo che il pubblico non lo apprezzasse". Infine il De Laurentis per l'opera prima, assegnato ex-aequo all'americano Roger Dodger di Dylan Kidd e a Due amici di Spiro Scimone e Francesco Sframeli: "I nostri personaggi - dicono i due registi-attori italiani - comunicano anche con i loro silenzi, il premio è dedicato a coloro che sanno ascoltare quei silenzi".

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