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INDUSTRIA Francia

Polemica sul passaggio al digitale: Ymagis risponde a Pyramide

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Jean Mizrahi, dirigente di Ymagis, società operante come investitore terzo nell'equipaggiamento digitale delle sale (ha firmato accordi con MK2 e UGC), risponde a Eric Lagesse di Pyramide Distribution, il quale aveva espresso (leggi l'articolo) le sue preoccupazioni su un modello che metterebbe, secondo lui, in pericolo l'economia dei distributori indipendenti e la circolazione dei film d'autore.

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Che cosa pensa delle preoccupazioni espresse da Pyramide Distribution?
Vi sono delle dichiarazioni relativamente aggressive, come la nozione di "ingrassare" le casse di società come Ymagis. Noi assolviamo una funzione già concreta: abbiamo preso accordi con 800 sale in Francia e le abbiamo già in gran parte equipaggiate. Oggi, il nostro mestiere sta sostituendo quello dei laboratori di stampa delle copie, che hanno avuto per tanto tempo margini dal 30 al 40 %. Interventi del genere fanno pensare a noi non come un operatore privato che offre un servizio, ma come un parassita, mentre all'atto pratico siamo noi che portiamo avanti il processo di digitalizzazione.

La posizione dei distributori indipendenti non è per forza diversa da quella dei grandi gruppi?
Ovviamente. La cosa inaccettabile è che le critiche al nostro tariffario sono fatte da distributori che non sono mai venuti a incontrarci. Si traggono conclusioni affrettate su documenti pubblici che non hanno niente a che vedere con la trattativa commerciale. Se un distributore si attiene ai documenti pubblici di un laboratorio 35 mm, pagherà la sua copia due volte più cara di quanto la paga in realtà. Un rapporto di trattativa commerciale significa mettersi d'accordo su un piano che accontenti tutti. Quando Pyramide dice che il piano che noi proponiamo porterà i distributori a pagare tra 1600 e 1800 euro a copia, per me è un'assurdità. Noi siamo realisti, gente del mestiere: non proporremo mai un piano del genere.

Come pensa di ottimizzare le spese tra le piccole e le grandi sale?
Secondo il principio del VPF (Virtual Print Fee), ogni volta che un film passa in formato digitale in una sala equipaggiata secondo il nostro modello economico, il distributore ci paga qualcosa. Certe sale passano molti film, quindi generano molti introiti di questo genere, persino troppi rispetto ai costi di equipaggiamento. Questi introiti possono servire a finanziare altre sale.

Gli indipendenti che fanno circolare di più le copie saranno costretti a pagare più VPF.
E' evidente che non faremo pagare all'infinito la circolazione dei film, fino ad arrivare a costi totalmente deliranti: ci sarà un tetto. Se proponiamo soluzioni più care del 35 mm, vuol dire che siamo sulla cattiva strada. Non è quello che vogliamo.

Il fondo di mutualizzazione che ha tentato di mettere in piedi il Centre National du Cinéma et de l’image animée (CNC) ha mostrato che i poteri pubblici si preoccupano del passaggio al digitale di tutte le sale. Comprende queste preoccupazioni?
No, tranne che per le piccole sale, per lo più rurali, un problema che chiaramente riguarda il settore pubblico. In compenso, le soluzioni che proponiamo ai piccoli distributori permetterà loro di risparmiare più dei grandi distributori. Molti distributori indipendenti fanno copie sottotitolate che costano tantissimo. Eric Lagesse parla di 1600 - 1800 euro, ma conosco gente che paga quel prezzo per il 35 mm. Ora, il prezzo del digitale non sarà questo. Gli indipendenti hanno tutto da guadagnare.

Chiede una negoziazione più serena?
Sono due anni che chiediamo ai distributori di discutere il modo in cui si potrebbe lavorare insieme, senza che questo generi una situazione economicamente insostenibile. Non ne abbiamo mai avuto la possibilità! Oggi, si parla di ideologie e non di business. A un certo momento, bisogna sedersi intorno a un tavolo e trovare insieme delle soluzioni.

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(Tradotto dal francese)

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