email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

INDUSTRIA Europa

Analisi delle industrie culturali a Barcellona

di 

La dicotomia tra cultura ed economia è ormai superata. Sembra essere questo il messaggio del Forum Europeo delle Industrie culturali inaugurato ieri nella Casa Llotja de Mar, a Barcellona: due giorni di riflessione sullo stato e sulle sfide attuali delle industrie culturali e creative in Europa. L'evento riunisce addetti ai lavori, esperti e personalità politiche prima della riunione informale dei ministri della Cultura degli Stati membri dell'Unione europea, che si terrà mercoledì 31 marzo.

La ministro della Cultura spagnola, Ángeles González-Sinde, ha sottolineato il potenziale economico della cultura, generatrice di prosperità e di crescita. "Questa è l'ora della cultura", ha detto la ministro, secondo la quale "il talento, la creatività e la cultura sono fonti inesauribili da utilizzare" e con risultati a lungo termine, molto al di là della scomparsa dei suoi creatori. "Gaudí - ha aggiunto - ha generato e continuerà a generare posti di lavoro a Barcellona".

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
sunnysideofthedoc_2025_right_May

Ma per la ministro, la principale sfida attuale non sembra localizzarsi nel settore patrimoniale, come nel caso dell'opera di Gaudí, bensì nella transizione dal mondo analogico a quello digitale, che riguarda "tutti gli ambiti della nostra vita" - ha proseguito González-Sinde - e che richiede una riflessione sul "diritto di creare e l'accesso alla cultura".

Il primo giorno del forum ha visto anche la presentazione delle linee generali del Libro verde sulle industrie culturali, che sarà pubblicato dalla Commissione europea (CE). Il compito è stato affidato a Odile Quentin, direttrice di Educazione e Cultura della CE, anche se ai partecipanti non è stata concessa una versione preliminare del documento, che verrà pubblicato direttamente a fine aprile.

Considerato un motore di sviluppo, oggi nelle società post-crisi, l'industria culturale ha creato "cinque milioni di posti di lavoro e rappresenta il 2,6% del PIL dell'Unione europea". Secondo Quentin, il Libro verde mette in evidenza alcuni punti fondamentali da sviluppare: la professionalizzazione del settore, lo sviluppo territoriale, la necessità di una struttura regolatrice della proprietà intellettuale e della gestione dei diritti, oltre all'importanza del passaggio al digitale e all'aspetto fondamentale dell'accesso al finanziamento da parte del tessuto industriale.

Dal canto suo, l'eurodeputata e presidente della Commissione della Cultura del Parlamento europeo Doris Pack ha difeso la riduzione dell'IVA per i beni culturali e l'eliminazione delle barriere ancora esistenti nel mercato interno, che condizionano la libera circolazione della creatività e dei creatori. Infine, Pack ha messo il dito nella piaga, rimarcando il fatto che non esiste alcun riferimento alle questioni culturali nella strategia Europa 2020.

Gli obiettivi strategici per il 2020 sono stati discussi nel Consiglio dei ministri della settimana scorsa a Bruxelles e sostituiranno la Strategia di Lisbona (che fissava gli obiettivi da raggiungere dall'Unione europea entro il 2010). Gli obiettivi per il 2020 saranno oggetto di dibattito nelle prossime riunioni e la speranza è che una nuova versione di tali obiettivi menzioni il valore aggiunto delle industrie culturali nella costruzione di un'Europa con più e migliori posti di lavoro.

Il forum prosegue oggi con tre sessioni plenarie nelle quali si discuteranno, tra gli altri temi, le strategie governative e le buone pratiche di appoggio alle industrie culturali.

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy