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L'evoluzione della televisione digitale terrestre

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- Tim Wescott ha parlato del mercato del digitale terrestre e del passaggio dall'analogico al digitale in Europa. Per i produttori dell'animazione la transizione al digitale cambierà molte cose. Ci saranno più canali, ma non necessariamente più utenti. Allo stesso tempo il pubblico sarà sempre più selezionato. I modelli finanziari cambieranno perchè ci saranno meno investimenti da parte dei partner tradizionali.

Tim Wescott è un analista nella sezione televisione dello Screen Digest. Ha iniziato a lavorare per la compagnia nel settembre 2004 e ha scritto vari servizi su diritti di trasmissione di film e sport, su film d’animazione e sulla televisione su internet.

Qual è la situazione del passaggio al digitale nei paesi europei?
La UE ha stabilito che il termine entro cui il passaggio dovrà essere completato è il 2012. Alcuni paesi probabilmente non rispetteranno questo termine, come si può notare dalla tabella sotto. Il passaggio al digitale è una transizione importante per alcuni paesi, mentre significa molto poco per quelle zone in cui la distribuzione via cavo o satellite è più diffusa, dovuta alla numerosa offerta di programmi. La cosa certa è che in tutti i paesi tutte le case avranno televisioni multicanale.

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Digitale terrestre e switch off analogico: 2008

Alla fine del 2012 la situazione sarà molto diversa. Secondo la nostra analisi in tutti i paesi più del 75% dei nuclei abitativi saranno passati al digitale: Lussemburgo, Finlandia, Regno Unito, Norvegia, Irlanda, Spagna, Austria e Repubblica Ceca saranno passati al digitale al 100%. Lo switch off sarà molto veloce in Spagna e Francia, dove il governo ha lanciato il digitale terrestre molto presto, mentre in Germania il processo sarà più lento perché la trasmissione via cavo è molto diffusa e si dovrà quindi passare dal cavo analogico al cavo digitale.

Che significato ha il digitale terrestre per la Pay TV?
La Pay TV è il modo in cui la gente usufruisce della TV digitale. E’ stata lanciata in Europa quando la televisione digitale ancora non esisteva; c’erano piattaforme in Francia (Canal +), ma anche in Spagna e Italia. A volte è stata una transizione molto difficile per gli operatori TV, perché c’è un limite a quello che una persona pagherebbe per un’iscrizione mensile, e digitale significa che invece di pagare una cifra al mese per avere due o tre canali a pagamento, da un momento all’altro i provider dovranno fornire 50 canali. L’implicazione principale del digitale terrestre è che prima che arrivasse il digitale, se volevi avere una TV multicanale dovevi pagare un’iscrizione alla TV a pagamento, ma con il digitale, semplicemente comprando a poco prezzo un dispositivo da collegare alla TV, si hanno a disposizione dai 50 ai 70 canali. La Pay TV non può più fare leva su un’offerta multicanale, dovrà offrire contenuti di qualità superiore, come sport e film, trasmissione in alta definizione o connessioni internet. La vera battaglia non è più tra analogico e digitale, ma tra la TV gratuita e quella a pagamento. Tra una decina di anni analogico non significherà più nulla perché tutti i paesi saranno digitali.

Qual è la diffusione della Pay TV in Europa?
La diffusione analogica e digitale è molto alta nei paesi nordici come Belgio, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, come mostra la tabella sotto. In Italia e Spagna c’è possibilità di crescita.

Diffusione della Pay TV – fine 2008 (%)

Quale sarà la crescita della Pay TV e del digitale terrestre nei prossimi anni?
La vera forte crescita si avrà dal digitale terrestre, la Pay TV ha raggiunto il punto di saturazione nella maggior parte dei paesi. I canali trasmessi tramite digitale terrestre cresceranno sensibilmente mentre i servizi basati sulla Pay TV avranno una crescita molto limitata se non un calo, perchè in molti passeranno dalla Pay TV al digitale, che permette di ricevere canali senza pagare. In Polonia ci sarà una crescita significativa.

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Quale sarà il paesaggio televisivo dopo la diffusione del digitale?
Dopo lo switch off digitale, si avrà una più ampia scelta di canali e quindi la visione sarà distribuita su più canali. I canali che ora sono principali, come i canali della televisione pubblica e i canali commerciali più vecchi, perderanno il vantaggio della distribuzione. Se quei canali faranno parte del pacchetto base dell’offerta digitale, saranno disponibili nello stesso numero di case e quindi avranno un vantaggio minore con la pubblicità.

I telespettatori saranno più inclini allo zapping e meno fedeli a pochi canali. Le entrate pubblicitarie verranno divise tra più canali e i pubblicitari si aspetteranno che i canali indirizzino la pubblicità in maniera più efficiente.

La tabella qui sotto mostra due esempi dell’importanza decrescente della televisione nazionale (televisione pubblica e pubblicità gratuita) nel Regno Unito e in Francia.

Gli altri canali hanno accorciato la distanza dai canali principali

Lo share televisivo della TV nazionale è in declino da diversi anni, mentre quello di altri canali (via cavo, satellite e digitale terrestre) è aumentato. La grande domanda è se queste linee convergeranno o se i canali principali arriveranno a un punto in cui il loro share televisivo si stabilizzerà. Ci sono alcuni indizi positivi: la ITV nel Regno Unito ha dichiarato che avrebbe aumentato la propria audience per la prima volta dai primi anni ’80. I canali principali, anche se stanno perdendo il vantaggio della distribuzione, hanno un buon livello di fedeltà tra i telespettatori a causa della loro posizione storica. Probabilmente i canali nazionali raggiungeranno un punto di stabilizzazione, specialmente in prima serata. Nella fascia pomeridiana, molti canali stanno togliendo dalla propria programmazione i cartoni animati, perché un pubblico adulto per loro è più prezioso.

Lo share televisivo è diviso tra centinaia e centinaia di canali. C’è una sorta di cannibalizzazione di pubblico e pubblicità.

In che modo si sta evolvendo il mercato pubblicitario in questa situazione?
Lo share dell’audience per la televisione multicanale è aumentato, e così anche quello pubblicitario. Prendendo come esempio Francia e Regno Unito, si può dire che ci sia stata una caduta drastica nel profitto pubblicitario dei canali tradizionali, mentre i canali che si trovavano sulla piattaforma Sky, via cavo e digitale terrestre, hanno quasi raggiunto la parità con i principali canali terrestri.

Qual è l’impatto della recessione economica?
C’è stato un netto declino del mercato pubblicitario televisivo nella seconda metà del 2008 e nel primo quarto del 2009. La conseguenza è che le principali emittenti free to air stanno tagliando o congelando i costi dei programmi. Anche le emittenti pubbliche, che vengono finanziate dallo Stato e dal canone pagato dai cittadini, non sono protette dalla crisi. Le emittenti free to air si stanno concentrando sulla prima serata (a causa dell’audience maggiore) e programmi che hanno un riscontro monetario effettivo (preferendo i reality show alle soap opera). La Pay TV ha più capacità di ripresa, la gente non annulla la propria iscrizione perché passa più tempo a casa.

Quali sono le entrate annuali delle maggiori emittenti televisive?
I mercati più grandi sono Germania e Regno Unito perché hanno i maggiori settori televisivi pubblici e i maggiori enti pubblicitari. Sono seguiti da Italia, Francia e Spagna. Nell’ultimo decennio questi mercati sono cresciuti. Probabilmente tutti i mercati saranno in declino nel 2009. Se si compara quello che viene speso in programmazione, si capisce che quello che viene speso è in linea con le loro entrate.

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Se si aggiunge quello che viene speso dalle emittenti pubbliche per i programmi originali, si realizza che spendono più degli operatori della Pay TV. Nonostante questo, se si guarda alle compagnie individualmente, in quattro dei cinque grandi paesi quello che spende di più è un operatore Pay TV privato (Canal + , BSkyB…). Le emittenti pubbliche spendono una grande proporzione delle proprie entrate in sport e film, non in programmi originali.

Cosa significa tutto questo per l’animazione?
La prima conseguenza è che ci sono più canali, ma non necessariamente più clienti. I nuovi canali non comprano necessariamente animazione. La seconda conseguenza è che c’è un indirizzamento più sofisticato dell’audience. Nell’animazione ci sono più e più canali specializzati: bambini piccoli, bambini, bambine, adolescenti...

Nell’intero settore audiovisivo, il modello finanziario è cambiato perché c’è un investimento minore da parte dei partner tradizionali. Le emittenti preferiscono avere meno rischi e stanno riducendo le licenze. In termini di mercato globale, si ha uno sviluppo più positivo. Se si guarda per esempio agli Stati Uniti, ci si rende conto che hanno davvero aperto il mercato agli studi stranieri.

L’ultima conseguenza positiva è che c’è una via diretta con i telespettatori (via internet e dispositivi portatili).

Vengono lanciati sempre più canali. Il lato positivo è che molti degli emittenti pubblici hanno lanciato i propri canali per bambini. Il vantaggio per le emittenti è che possono così organizzare un intero canale con programmi per bambini senza doverli infilare tra i progammi per adulti.

Un’altra recente evoluzione è che le emittenti statunitensi (Cartoon Network, Disney Channel, Jetix and Nickelodeon) stanno commissionando programmi locali a produttori europei.

Un’altra nota positiva è che i produttori di animazione non vendono più solo in televisione: i bambini usufruiscono dei programmi tramite diversi dispositivi, come iPod o computer, e questo è un mercato potenziale molto interessante per i produttori.

Traduzione italiana: Silvia Pezzi.

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