email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FILM / RECENSIONI

Corridor

di 

- Un thriller angosciante e claustrofobico diretto da un duo svedese che padroneggia brillantemente i codici del cinema di genere. Premio Cineuropa al Brussels Film Festival 2010

Uno studente di medicina ossessionato dai suoi esami, un'invadente vicina trasferitasi da poco e l'amante della vicina, il genere di uomo che nessuno vorrebbe avere come nemico. Tre personaggi che gravitano intorno a un piccolo appartamento e a corridoi condominiali che ad attraversarli viene il terrore, un terrore che aumenta insieme all'incapacità di affrontare la realtà. Con piccoli mezzi, compensati da un'indiscutibile padronanza dei codici del cinema di genere, i registi svedesi Johan Lundborg e Johan Storm firmano con il loro primo lungometraggio, Corridor [+leggi anche:
trailer
intervista: Johan Lundborg e Johan Storm
scheda film
]
, un thriller claustrofobico che non è passato inosservato, specialmente al Brussels Film Festival 2010.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Corridor riprende un personaggio creato da Johan Lundborg nel 2003 nel suo cortometraggio di fine studi all'Università di Göteborg: Frank, competitivo studente di medicina e vicino asociale. Sette anni dopo, in Corridor, versione lunga di questo cortometraggio, Frank non è cambiato. Il suo creatore, invece, ha deciso di co-dirigere il suo film insieme a Johan Storm, anche lui diplomato all'Università di Göteborg.

Vile e calcolatore, Frank è un antieroe che rimanda lo spettatore alle proprie paure. Johan Storm ne fa una specie di anti-Harrison Ford. Nei film interpretati da quest'ultimo, ci si comporta come si dovrebbe, mentre in Corridor, si agisce come la maggior parte della gente farebbe nella vita reale. Impersonato, come nel cortometraggio, dal norvegese Emil Johnsen, il giovane studente di medicina è convinto che la sua vicina Lotte (Ylva Gallon) sia stata assassinata dal suo fidanzato geloso (Peter Stormare). Seguono una serie di peripezie, inganni, telefonate e persecuzioni dalle conseguenze inattese.

Il fascino che Frank sembra esercitare sui due giovani registi è dimostrato dal tempo e dai dettagli che il racconto gli dedica. La sceneggiatura, ancorata a una narrazione piuttosto visiva e che lascia poco spazio ai dialoghi lunghi, permette allo spettatore di vedere Frank "crescere" sotto i suoi occhi, al punto che, per tutto il film, le attese e le paure del pubblico sono completamente condizionate da ciò che il personaggio pensa, fa o immagina. Una scommessa vinta nel modo soggettivo di raccontare questa storia girata quasi interamente in interno (l'università, l'appartamento di Frank e i pianerottoli del suo stabile). Corridor trae la sua forza dal miscuglio tra questa solida costruzione del protagonista e la struttura claustrofobica del racconto. L'angoscia del personaggio aumenta parallelamente alla limitazione dello spazio.

Con una regia inventiva e senza mai ricorrere agli effetti speciali per creare la tensione necessaria, Corridor conferma l'idea classica secondo cui il non detto e la fantasia sono spesso più pericolosi (e affascinanti) della soffocante realtà. Conferma anche che è possibile, per un thriller psicologico di qualità, non restare confinato ai mercati e ai festival specializzati, ma cercare, in maniera brillante, di conquistare il grande pubblico.

Prodotto da Anita Oxburgh per Migma Film AB, Corridor uscirà in Svezia a fine anno. Le vendite internazionali del film sono affidate alla società austriaca EastWest.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy