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VENEZIA 2010 Concorso / Italia

Ascanio Celestini, una Pecora nera in un mondo di “matti”

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Il film che ha fatto piangere Pupi Avati, e solo lui: al di là dell’ironia (il regista bolognese ha rimproverato i selezionatori della Mostra di averlo preferito al suo Una sconfinata giovinezza), tutto si può dire tranne che La pecora nera [+leggi anche:
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miri alla lacrima facile. E sì che il film, scritto (con Ugo Chiti e Wilma Labate), diretto e interpretato da Ascanio Celestini (che giàaveva portato il testo in teatro), sembra avere tutte le carte in regola per commuovere.

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Lo sfondo, in primo luogo: un manicomio, dove “l’elettroshock è come il colpo dato al mangiadischi” quando s’incanta. Nicola lo impara sin da piccolo, nei “favolosi anni ’60”, vedendo la madre sdraiata sul letto, ridotta a una larva umana, poco prima di essere sottoposta a una nuova, rivoluzionaria “cura”. Non sa, Nicola, cresciuto con la nonna, che in quei corridoi, tra quelle scariche, ci finirà presto anche lui: ma per lavoro, o come paziente?

A vederlo, mentre accompagna un “matto” (Giorgio Tirabassi) al supermercato, lo si direbbe un assistente sociale. Tra gli scaffali, un giorno, incontra anche una vecchia fiamma (Maya Sansa, bello trovarla in un ruolo così solare), la prima bambina che gli aveva fatto perdere la testa, nella sagrestia della parrocchia.

Ma perché quel matto pronuncia le stesse parole di Nicola, ha i suoi stessi ricordi? Lo spettatore non farà fatica a scoprirlo, complice la voce off di Celestini che accompagna tutto il film, cantilenata fino a toccare una musicalità che trascende il senso stesso delle parole: da sempre la cifra stilistica della recitazione di questo “narratore totale”, che però al cinema rischia di suonare ridondante, e di imbrigliare le immagini. Che invece, altrove, dimostrano una forza rara da trovarsi in un esordiente (o quasi, alle spalle ha il documentario Parole sante), specie nella descrizione, sempre asciutta, del microcosmo famigliare di Nicola, e in qualche squarcio di autentica poesia (l’incontro con la prostituta “marziana”).

Prodotto da Alessandra Acciai, Carlo Macchitella e Giorgio Magliulo per Madelaine, e distribuito da BIM (che per la prima volta dopo molti anni rompe il duopolio Medusa-01 del Concorso veneziano), il film sarà nelle sale italiane il 15 ottobre. Le vendite internazionali sono curate da Beta Cinema.

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