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FILM / RECENSIONI

Noi credevamo

di 

- Il destino di tre giovani rivoluzionari impegnati nella lotta per l'unità d'Italia. Un affresco storico dagli echi contemporanei presentato in concorso a Venezia 2010

Atteso film italiano in concorso alla Mostra di Venezia 2010, Noi credevamo [+leggi anche:
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intervista: Mario Martone
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di Mario Martone è un viaggio di 204 minuti (in sala arriva in una versione da 170') dentro la storia italiana dell'Ottocento attraverso i destini di tre ragazzi del Sud. Liberamente ispirato a vicende storiche realmente accadute e al romanzo omonimo di Anna Banti , il film rivela evidenti legami con il presente. "Noi credevamo è costruito tutto su materiali rigorosamente storici", spiega Martone nel suo incontro con la stampa. "Abbiamo voluto che fosse lo spettatore a creare il rapporto con il presente. Non volevamo strizzare l'occhio all'attualità, ma rendere vivo il linguaggio ottocentesco, scavando nel tessuto del nostro presente".

Per rendere più evidente questo rapporto con l'oggi, il regista ricorre comunque ad alcune soluzione visive: un moderno garage, un carcere usato ancora negli anni 70 per i terroristi rossi, uno dei mostri edilizi che deturpano le coste del Sud.

Il co-sceneggiatore Giancarlo De Cataldo racconta l'avventura di un percorso dentro i tantissimi documenti e carteggi sulla base dei quali "abbiamo costruito questa storia, fino a sentirsi trasportati in quel tempo. Liberi dai pregiudizi". Sul Risorgimento si fronteggiano infatti due opposte retoriche: quella che lo vede solo le imprese di eroi giovani e belli che combattono per la causa dell'Unità d'Italia, mentre in realtà le varie fazioni si osteggiavano l'un l'altra, e quella che parla di una sorta di "truffa" perpetrata ai danni di una popolazione che non voleva affatto essere liberata e che adorava re borbonici e papi.

Nel film, dopo la feroce repressione borbonica dei moti del 1828 che coinvolge le loro famiglie nel Cilento, Domenico, Angelo e Salvatore decidono di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Le loro vite future di cospiratori e rivoluzionari vengono raccontate in quattro episodi, fino all'epoca dell'Unità d'Italia, attraverso insurrezioni, attentati antimonarchici, spedizioni garibaldine, lunghe detenzioni e fucilazioni sottolineati dalle musiche originali di Hubert Westkemper e brani da Verdi, Bellini e Rossini diretti da Roberto Abbado.

Per raccontarci su quali tragici avvenimenti, su quali conflitti e insanabili divisioni sia nata il Paese, Martone mette in campo alcune giovanissime promesse - come Andrea Bosca, Edoardo Natoli, Luigi Pisani -, nuove conferme del cinema italiano -come Michele Riondino, Stefano Cassetti, Guido Caprino, Peppino Mazzotta, Giovanni Calcagno - e attori affermati come Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Luca Zingaretti, Andrea Renzi, Luca Barbareschi, Fiona Shaw, Renato Carpentieri, Ivan Franek, Franco Ravera, Roberto de Francesco. Toni Servillo è un cupo Giuseppe Mazzini mentre Francesca Inaudi e Anna Buonaiuto interpretano Cristina di Belgiojoso, nel cui salotto a Parigi si ritrovavano esuli e intellettuali.

Prodotto da Palomar con Rai Cinema e Rai Fiction, Noi credevamo e stato coprodotto con Les Films d'Ici e Arte France Cinéma per un costo tra i 6 e i 7 milioni di euro per 15 settimane di lavorazione.

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