Bellocchio: «Chi ha paura del mio film?»
- Il regista italiano accusa la televisione italiana di censura e polemizza con chi tenta di ridimensionare il successo del suo film
Uscirà anche in Francia L´ora di religione, appena acquistato dalla Ocean. Ma il film di Marco Bellocchio, unico italiano in concorso a Cannes 2002, già molto apprezzato dalla critica internazionale, non smette di suscitare polemiche in patria. Il regista, arrivato sulla Croisette con gli attori (Sergio Castellitto, Chiara Conti, Jacqueline Lustig, Toni Bertorelli e Gianni Schicchi) e i produttori (Sergio Pelone e Giuliano Montaldo per Raicinema) ce l´ha con chi vuole mettere il bavaglio al film e in particolare con l'informazione della tv pubblica, la Rai. «Com´è possibile che al Tg1 non abbiano annunciato che L´ora di religione era in concorso a Cannes? Perché i vescovi impediscono che sia proiettato nelle sale cattoliche? Perché i trailer non possono andare in prima serata? Perché l´unico talk show che mi ha invitato è quello di Ferrara e Lerner sulla 7? Perché la critica molto positiva di Padre Fantuzzi su Civiltà cattolica non è ancora stata pubblicata?». A queste domande il regista piacentino dà una risposta unica e appuntita: «Si cerca di ridimensionare il film, ma il pubblico va a vederlo ugualmente, specialmente i cattolici, e discute: come dimostrano i risultati al botteghino».
Al centro delle controversie una doppia bestemmia, costata un divieto ai minori di 14 anni in Italia e che non è stata sottotitolata qui al festival, forse volutamente.
Infine un nuovo progetto, ancora una volta coprodotto da Raicinema. Un film su Aldo Moro ispirato all´Affaire Moro di Leonardo Sciascia, : «Una riflessione al di là delle apparenze sulla vera identità di un uomo e non sulla vicenda dello statista democristiano ucciso dalle Br con rivelazioni e scoop, una storia intimista, giocata sui rapporti quasi familiari tra sequestratori e sequestrato».
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