Nouvelle Vague, adieu
C’era una volta la Nouvelle Vague francese. Ma cos’era, una scuola, una rivoluzione? E’ esistita un’estetica della Nouvelle Vague, e fino a che punto Godard, Rohmer, Chabrol, Truffaut e compagni hanno davvero influenzato il cinema mondiale? 45 anni dopo, le domande su uno dei fenomeno culturali più mediatizzati ed esaltati del XX secolo sono ancora numerose e cercheranno una risposta in una tavola rotonda durante la diciassettesima edizione di France Cinéma, a Firenze dal 4 al 10 novembre.
La rassegna del cinema d’oltralpe prevede quest’anno una panoramica dei migliori film della stagione, tre anteprime mondiali e una retrospettiva dedicata appunto alla Nouvelle Vague: tra le novità segnaliamo Rachida di Yamina Bachir, René di Alain Cavalier, Intervention Divine di Elia Suleiman, And now... ladies and gentlemen di Claude Lelouch, e le tre anteprime La femme de ménage di Claude Berri; 24 heures de la vie d’une femme di Laurent Bouhnik con Agnès Jaoui; Lettre d’une inconnue di Jacques Deray con Irène Jacob.
Nella retrospettiva “Nouvelle Vague 45 anni dopo” verranno proiettati 15 classici del periodo ’59-’63, tra cui Les bonnes femmes di Claude Chabrol in edizione integrale, e dieci cortometraggi rari o inediti.
Durante il dibattito si confronteranno protagonisti della stagione della Nouvelle Vague e cineasti italiani: Claude Chabrol, Anna Karina, Claude Berri, Mario Monicelli, Liliana Cavani, Giuseppe Piccioni, Silvio Soldini. Mettendo anche in discussione il mito. “La Nouvelle Vague non ha rappresentato tutto il cinema francese”, puntualizza Aldo Tassone, direttore di France Cinéma, che ha intervistato sull’argomento 45 cineasti, ricavando giudizi assai provocatori. “Tutti gli interpellati hanno ridimensionato il fenomeno, parlando di boccata d’aria, di rivoluzione della produzione e delle tecniche di ripresa, ma non di vera rivoluzione estetica”.
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