email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FESTIVAL Regno Unito

Frears apre il Regus a Londra

di 

- Oltre 200 film alla rassegna inglese, inaugurata con Dirty Pretty Things, un thriller sul traffico illegale di organi

Il volto solare di Audrey Tatou, protagonista del film di Stephen Frears Dirty Pretty Things, ha rischiarato l’altro ieri sera l’apertura, sotto una pioggia scrosciante, del 46esimo London Film Festival. Il programma londinese offre fino al 24 novembre circa 200 titoli, tra cui molte produzioni europee come L’uomo senza passato di Aki Kaurismaki, L’ora di religione di Marco Bellocchio, Lilya 4 Ever di Lukas Moodysson e L’homme du train di Patrice Leconte.
“Non poteva esserci film più appropriato di Dirty Pretty Things per aprire il festival di quest’anno”, ha detto il neodirettore Sandra Hebron nel suo discorso inaugurale. “Il film di Frears è molto londinese, ma anche universale”. Nell’incontro stampa , lo stesso Frears, già premio Oscar per Le relazioni pericolose ha divertito il pubblico, tra cui sedevano Woody Harrelson, Joseph Fiennes, Terry Gilliam, descrivendolo come “una commedia romantica inglese, con un sacco di tazze di tè e Helena Bonham Carter che fa il bagno nuda!”. Il film è un ritorno di Frears allo sguardo caustico con cui analizza la società inglese sin dai tempi di My Beautiful Laundrette. E stavolta ci descrive il mondo segreto e sotterraneo dell’immigrazione illegale e del traffico di organi e esseri umani, ma riuscendo a tessere una trama che mescola divertimento e thriller.
Il film è stato prodotto in Gran Bretagna dalla Celador Film, la compagnia responsabile dell’immenso successo televisivo di Who Wants to be a Millionaire, e scritto da uno degli autori dello show, Steven Knight. Abituato a lavorare sulle due sponde dell’Atlantico e a trovare finanziamenti per I suoi film sia in patria che a Hollywood (Dirty Pretty Things è stato cofinanziato dalla Miramax e dalla Bbc Films), Frears ha puntato il dito sulla necessità dei film europei di parlare a platee vaste: “Penso che la gente ami i film americani, dobbiamo farcene una ragione. E non c’è finanziamento al mondo che possa interferire col desiderio del pubblico di vedere i film americani, ma mi sembra che di recente molte idee e il meglio della creatività cinematografica vengano dalla Francia…”.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy