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INCONTRI Francia

La censura e l'Europa

di 

- Dibattito a "Europa Cinemas" su censura e cinema, ma Blandine Kriegel, autrice del rapporto su violenza e tv, abbandona la sala

Dibattito animato a Parigi nel corso della tavola rotonda “Cinema e pubblico dei giovani : educazione, protezione e censura” organizzata in occasione della conferenza annuale degli esercenti di “Europa Cinemas”.
Tra gli intervenuti, la filosofa Blandine Kriegel, presidente della “Missione sulla violenza in televisione” e autrice del controverso rapporto consegnato la settimana scorsa al Ministro della Cultura, ha stupito i presenti: prima ha contraddetto il proprio lavoro affermando che i film preclusi alla trasmissione televisiva dopo le 22 e 30 sarebbero vietati ai minori di 16 anni e non ai minori di 12 anni, come invece suggerisce il rapporto, in seguito ha abbandonato la sala nel corso della discussione sulla prevista riforma della commissione per la classificazione delle immagini. Una ritirata precipitosa replicata il giorno successivo durante la trasmissione radiofonica “Fermo immagine” su France 5, nel corso di una discussione con il regista Jean-Jacques Beneix.
In assenza della filosofa, il dibattito di “Europa Cinemas” è proseguito con alcuni raffronti molto interessanti: Il favoloso mondo di Amélie, per esempio, classificato in Francia “per tutti”, in Portogallo è vietato ai minori di 12 anni mentre in Gran Bretagna ai minori di 15 anni. Il direttore del British Board of Film Classification, Robin Duval ha spiegato la severità della censura britannica con un controllo molto attento al linguaggio volgare e alla violenza di scene che presentano la violenza in maniera seduttiva.
Da parte sua Wim Bekkers, direttore del NICAM ha invece chiarito il metodo olandese: filtrare le immagini con l’aiuto di un questionario che analizza cose come paura, droga, alcol, sesso, violenza, discriminazione e vocabolario. Un approccio attento piuttosto lontano dalla prassi francese, secondo cui la commissione prende le sue decisione dopo un’ampia discussione con le associazioni di professionisti, i rappresentanti dei ministeri e della salute pubblica e il Consiglio Superiore degli Audiovisivi.
Una tale diversità ha portato Ruth Hieronymi, deputato e presidente dell’Intergroupe Cinema al parlamento europeo, alla conclusione che “in termini di censura delle opere, ogni paese deve conservare la propria autonomia”.

(Tradotto dal francese)

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