10/01/2011

Lo scorso dicembre, nel mezzo della polemica sulla respinta in Congresso della Legge Sinde contro la pirateria (leggi la news), il produttore Agustín Almodóvar ha annunciato dalle pagine del quotidiano El País che, in mancanza di una tutela contro lo sfruttamento illecito di opere cinematografiche in Spagna, la strategia di lancio del nuovo lungometraggio di suo fratello Pedro, La piel que habito (leggi la news), sarebbe cambiata radicalmente: “Rimandereno l'uscita in autunno e, come se fossimo una major americana (e non lo siamo), lo lanceremo simultaneamente in tutto il mondo”.

Finora, le opere del regista mancego venivano solitamente lanciate in Spagna in primavera, per poi sbarcare al Festival di Cannes e riservare l'ultimo quarto dell'anno alla distribuzione nel resto del mondo.

Oltre a questo significativo cambiamento, che priva il cinema spagnolo di una delle poche certezze al botteghino nella prima metà dell'anno, Pedro Almodóvar ha parlato per la prima volta del genere di La piel que habito, che si muove a cavallo tra diversi mondi. "Sono solito mescolare i generi e, quando uno di questi predomina, non rispetto tutte le regole. Ora che l'ho visto, credo che il film sia un dramma intenso, che pende a volte per il noir, a volte per la fantascienza e altre per il terrore", ha affermato.

Le riprese del film, che conta su un cast composto da Antonio Banderas (che torna a lavorare con Almodóvar dopo 21 anni - leggi la news), Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet e Roberto Álamo, sono terminate dopo quasi quattro mesi di lavoro. Al momento, il film è in fase di post-produzione e la sua uscita è prevista per settembre, dopo un più che prevedibile passaggio a Cannes.

(Tradotto dallo spagnolo)