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BERLINALE 2011 Panorama Special / Polonia

Un giovane Werther dei tempi moderni in Suicide Room

di 

Se i suoi genitori, uniti ma molto impegnati nelle rispettive carriere, trovano occasionalmente un po’ di sollievo nell’opera, Dominik, ragazzo vestito, sì, alla maniera di Amleto ma piuttosto equilibrato, non ha un rifugio né una persona cui parlare delle sue preoccupazioni di liceale e della sua attrazione per un altro ragazzo. E i “luoghi” virtuali dove si riuniscono i suoi compagni amplificano l’effetto velenoso delle maldicenze e dello scherno.

Il regista polacco emergente Jan Komasa fornisce allora al suo giovane eroe romantico un’inquietante alternativa a quel consensuale creatore d’opinioni dominanti che è Facebook, un mondo virtuale che dà il suo nome al film, Suicide Room [+leggi anche:
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scheda film
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, e che malgrado il suo supporto, favorisce una completa “sconnessione”, non soltanto dalla realtà (i membri di questo circolo chiuso non escono mai dalle loro stanze) ma anche dalle vere preoccupazioni e tendenze di Dominik, che si ritrova trascinato dalla “padrona di casa” suicida, Sylvia, in una direzione pericolosa che da solo non avrebbe mai scelto.

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Se la caratterizzazione del personaggio, nella prima parte, è efficace – nel seguirlo costantemente, spesso molto da vicino, si scopre un ragazzo interessante di cui l’attore Jakub Gierszal rende bene ogni sfumatura –, la seconda parte, dominata dall’universo virtuale del gioco in cui il giovane si perde piuttosto che ritrovarsi, non aggiunge niente al proposito del film (o al genere, essendo ormai il cinema sui mondi virtuali nati con Internet un genere a sé, come si è potuto notare all’ultimo Festival di Cannes).

L'ingresso del protagonista nel mondo incredibilmente fantastico della “stanza dei suicidi” paralizza l’azione isolando troppo la sua avventura, non solo dal ritratto sottile che ne è stato fatto precedentemente, ma anche da possibili implicazioni e riflessioni psicanalitiche, filosofiche o sociali che andrebbero oltre il semplice commento sui giovani e il loro strano modo di vivere per interposti schermi. L'epilogo del film, tuttavia, chiude il cerchio in modo sorprendente.

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(Tradotto dal francese)

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