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Forum - Lettere dalla Palestina

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- Presentato il lavoro di Monicelli&co: 120 ore di girato per dimostrare che una convivenza tra israeliani e palestinesi è possibile

Non ha una distribuzione in Italia, ma sul fronte estero Adriana Chiesa è una agguerrita supporter per Lettere dalla Palestina. Nuova tappa del percorso militante della Fondazione Cinema del Presente, coordinata da Francesco Maselli e dal produttore Mauro Berardi, il film è stato girato in una decina di giorni nel giugno scorso, in Israele. Undici registi, nove troupe, un laborioso montaggio su 120 ore di girato ridotte a 60 minuti a cui ha lavorato Mario Monicelli - a lui si deve anche il titolo - con Wilma Labate e Carlo Valerio.

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Proposto al Forum berlinese, Lettere dalla Palestina ha suscitato discussioni partecipate, come il precedente Local Angel, realizzato dall'israeliano Udi Aloni con spirito affine. Dell'antibellicismo israeliano, del resto, c'è testimonianza anche nel film degli italiani: con la spedizione nel deserto del Negev di un gruppo di pacifisti di Gerusalemme che portano vestiti e cibo ai carcerati palestinesi.

"Soprattutto ci ha stupito - raccontano Wilma Labate e Francesco Martinotti - la vitalità dei palestinesi, che continuano a vivere la loro vita - studiare, amarsi, lavorare - nonostante la continua pressione psicologica e la presenza di militari e posti di blocco ovunque".
In effetti, la scelta dei cineasti coinvolti, tra cui Ettore Scola, è stata quella di cogliere ritratti privati e storie d'amore sulla falsariga di Giulietta e Romeo. Restano fuori, di proposito, le notizie mediatiche.
Prossimo appuntamento con i documenti della Fondazione, il film su Baghdad di Mario Balsamo e Stefano Scialotti.

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