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FESTIVAL Belgio

Il Brussels Film Festival premia Innocent Saturday

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Il palmarès del nono Brussels Film Festival non ha mancato di stupire. La giuria, presieduta da Jacques Weber, ha portato la sua scelta su un film aspro, denso, soffocante, gravato dall'inesorabile. Ucraina 26 aprile 1986, Chernobyl: il reattore n°4 della centrale nucleare è appena esploso. Valery, membro del partito, sa che bisogna partire, il più presto e il più lontano possibile. Ma la sua corsa frenetica si scontra con il quotidiano, quello della sua fidanzata, del suo villaggio, dei suoi amici, che intendono godersi un sabato come tutti gli altri.

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Decidendo di ricompensare Innocent Saturday di Alexander Mindadze (Russia/Germania/Ucraina), la giuria ufficiale (così come la giuria degli studenti che gli ha assegnato il Premio dei cinefili) ha scelto un film storico che presenta una particolare urgenza rispetto all'attualità. Un lungometraggio che parte dalla Storia per concentrarsi poco a poco sull'uomo, in una spirale stordente, ritmata dall'alcol e dalla musica di una spensierata festa di matrimonio. Un film politico, sugli apparati del partito, ma anche su amicizia, amore e tradimento. Un film quanto più vicino ai corpi, irrimediabilmente distrutti da quella notte d'aprile.

Il premio della miglior opera prima è andato a Nothing’s All Bad [+leggi anche:
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del danese Mikkel Munch-Fals, pellicola cruda sull'amore, il sesso e la solitudine, e il premio della miglior sceneggiatura al più leggero Happy, Happy [+leggi anche:
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della norvegese Anne Sewitsky, già premiato a Sundance. I premi RTBF e BeTv sono stati entrambi attribuiti a Ni à vendre, ni à louer [+leggi anche:
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intervista: Denis Delcampe
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, secondo lungometraggio del regista e autore di fumetti Pascal Rabaté (Francia). Il pubblico non ha invece resistito alla bella umanità dell'attore irlandese Colm Meaney, offrendo il suo premio a Parked [+leggi anche:
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intervista: Darragh Byrne
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di Darragh Byrne.

Infine, il Premio Cineuropa è stato assegnato a Una vita tranquilla di Claudio Cupellini (vedi l’intervista video), per "i suoi temi profondamente europei (immigrazione, integrazione, identità) mischiati a quelli di un cinema di genere più universale, per l'utilizzo significativo di un insieme di lingue al servizio della definizione dei suoi personaggi, e per la scelta ispirata e quasi inevitabile di Toni Servillo nel ruolo principale".

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(Tradotto dal francese)

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