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VENEZIA 2001 In concorso

Polanski: "carneficina" evitata e Mostra divertita

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Entrato subito nel vivo del concorso della 68ma Mostra del Cinema di Venezia, Carnage [+leggi anche:
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scheda film
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è l’adattamento dell’opera teatrale Il dio della carneficina di Yasmina Reza, che ha anche co-firmato la sceneggiatura del film con Roman Polanski.

In questo ritratto di famiglie in un interno, 80 minuti in tempo reale, due coppie sposate si incontrano in seguito a un litigio tra bambini, durante il quale uno dei bimbi ha ferito di proposito l’altro con un ramo. Questo episodio, inizialmente senza importanza, è un pretesto per scatenare gli sfoghi personali: i quattro adulti cominceranno un percorso al termine del quale non saranno più gli stessi.

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Non si tratta del primo adattamento teatrale filmato in un interno per Polanski: lo testimoniano le sue versioni di Macbeth e di La morte e la fanciulla, ma il regista di Per favore, non mordermi sul collo non aveva ancora coniugato ambientazioni teatrali con il suo gusto per la commedia. Proprio quello che è successo con Carnage, in cui l’elegante cast hollywoodiano — la coppia John C. Reilly/Jodie Foster e il tandem Christoph Waltz/Kate Winslet — si muove in una casa parigina, ammobiliata in modo da sembrare un appartamento a New York, teatro quasi assurdo di questa vicenda.

Coprodotto dalla SBS Productions (Francia) e dalla Constantin Film Produktion (Germania), con dei contributi polacchi, Carnage conserva come soli elementi europei l’invisibile architettura e i suoi autori, tanto il film pare studiato per colpire il pubblico internazionale e soprattutto americano. Ci si chiede se tutta l’opera (e non solo le scenografie curate da Dean Tavoularis, ma anche il cast e le uniche inquadrature esterne che aprono e chiudono il film) non siano uno sberleffo alle autorità americane da parte di un regista che, per gli stessi motivi giudiziari, non è potuto venire ad assistere alla proiezione del suo film a Venezia.

A detta dei quattro attori, le sei settimane di lavorazione avrebbero creato una vera alchimia tra loro: un ingrediente essenziale visto che tutto il film, in cui per forza di cose le parole assumono un’enorme importanza, si basa sia sulle loro schermaglie verbali sia sul linguaggio del corpo, aspetto nel quale Jodie Foster è apparsa forse un po’ meno convincente.

Carnage comincia con uno scambio di convenevoli intervallate da impercettibili stoccate da una coppia all’altra: presto però i nuclei iniziali si spaccano e i conflitti prendono direzioni inedite. La dinamica si fonda sul principio di una tensione crescente composta da elementi ripetuti. La gag continua delle chiamate telefoniche, l’uso del phon, le crisi di vomito del personaggio di Kate Winslet, la vicenda del criceto: tutti questi ingredienti si sommano in momenti di caos comico che impediscono al film di cristallizzarsi in un intellettualismo borghese, rischio sempre in agguato in un’opera di questo tipo. Un approccio umoristico che Roman Polanski mantiene fino alla fine, diversamente dall’opera teatrale originale, che termina su toni più tristi. Se un film leggero come Carnage è una nota positiva nella filmografia di un regista che aveva davvero bisogno di toni più lievi, l’appartamento evoca Rosemary’s Baby o L’inquilino del terzo piano. Nel complesso, il film soddisfa e supera immediatamente le nostre attese. Nessuna delusione, ma un divertissement senza pretese che dev’essere apprezzato per quello che è: una parentesi - ancora una - nella carriera di uno dei più grandi registi dei nostri tempi.

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(Tradotto dal francese)

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