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INDUSTRIA Polonia

Contro gli squilibri della produzione europea

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Cambiare le proporzioni dei film prodotti dai diversi paesi europei, sostenere la formazione dei professionisti e stimolare la cooperazione internazionale intensificando i rapporti tra la cinematografia europea e quella dei paesi terzi: sono alcune idee e proposte avanzate in occasione del dibattito organizzato il 10 settembre dall'iniziativa civica A Soul for Europe nell'ambito del Congresso Europeo della Cultura di Wroclaw.

"Come provano le statistiche, il programma Media è un successo: i paesi dell'Unione europea hanno prodotto 1200 film, più che gli Stati Uniti e i paesi asiatici", ha sottolineato Jan Truszczynski, direttore generale per l'Educazione, la Formazione, la Cultura e la Gioventù della Commissione europea. "Certo, abbiamo le nostre debolezze: la maggior parte dei nostri mercati sono piccoli. I film britannici, francesi, tedeschi, italiani e spagnoli rappresentano oltre il 60% della produzione europea, contro il solo 15% della dozzina di paesi entrati più di recente nella Ue. Dobbiamo dunque sostenere la distribuzione dei film di questi mercati più ristretti (…)".

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"La cosa importante, sempre in materia di investimento nella distribuzione - ha proseguito Truszczynski - è continuare a sostenere la formazione dei professionisti, che con la crescita delle coproduzioni diventa un valore aggiunto. E una coproduzione significa sempre più possibilità di distribuzione internazionale. Infine, anche l'allargamento della rete di contatti è importante ed è a tal fine che è stato creato il programma Media Mundus".

"Il problema sta in ciò che il cinema europeo ci mostra oggi", ha affermato dal canto suo il regista ungherese Istvan Szabo. "I film americani veicolano sempre la cultura americana, mentre il cinema europeo (lo si vede dalle selezioni dei festival) è artificiale. Dovremmo esplorare il volto dell'Europa, imparare di più su disoccupazione, corruzione, migrazioni, ecc. Il cinema europeo deve essere il nostro ritratto e deve rappresentare prima di tutto il nostro diritto ad essere ritratti".

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(Tradotto dal francese)

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