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FESTIVAL Italia

L'islandese Either Way miglior film al Torino FF, europei anche miglior attrice e attore

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, opera prima dell’islandese Hafsteinn Gunnar Sigurdsson, poteva sembrare, sulla carta, un film non particolarmente attraente: nell'Islanda degli anni '80 (periodo in cui, secondo il regista, "moda e musica hanno qualcosa di profondamente naif e comico insieme"), due operai addetti alla manutenzione stradale trascorrono l'estate lavorando in una landa desolata del nord del paese, e non succede praticamente nulla.

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Eppure, l'immediatezza dei dialoghi sempre al limite del surreale, l'efficacia visiva dei paesaggi e delle inquadrature, l'espressività degli interpreti ne fanno un'opera coinvolgente, quasi ipnotizzante con i suoi ritmi scanditi dai gesti di un lavoro monotono e ripetitivo (piantare paletti, disegnare strisce), in una dimensione beckettiana che rimanda molto anche all'Aki Kaurismaki prima maniera. Un titolo di Miglior film (con annessi 20 mila euro) più che meritato, assegnato, lo ricordiamo, da una giuria presieduta da Jerry Schatzberg e composta da Valeria Golino, Michael Fitzgerald, Brillante Mendoza e Hubert Niogret. Either Way è uscito, per ora, solo in patria ed è venduto nel mondo da Icelandic Film Center.

Altrettanto meritato è il premio della Miglior attrice, assegnato alla tedesca Renate Krössner per il suo ruolo in Way Home di Andreas Kannengiesser (Germania). Krössner (vista in Children of the Moon) vi interpreta con delicatezza Hannelore, donna di mezza età logorata dal sacrificio quotidiano di assistere in casa il marito malato. Un giorno, la donna decide di mollare tutto, partire verso il Mar Baltico e accettare l'ospitalità di un suo vicino di casa, Günther (Dieter Mann), lasciando il marito alle cure non altrettanto amorevoli di suo figlio Heiko. Una donna divisa tra il richiamo al dovere e una disperata e incontenibile voglia di evasione, un tema sociale importante e delicato, quello di una moglie che decide di non prendersi cura del marito. Un'interpretazione intensa sul filo delle mille sfumature di un grave conflitto interiore.

Il conflitto interiore è la cifra di un'altra interpretazione ammirata in questa edizione del TFF, quella dello scozzese Martin Compston in Ghosted di Craig Viveiros (Regno Unito), che gli è valsa il titolo di Miglior attore. In questo dramma carcerario sofisticato e brutale, Compston vi impersona Paul, un giovane condannato per incendio doloso appena trasferito dal carcere minorile. Con il co-protagonista John Lynch (Jack) instaura un'inaspettata amicizia, che aiuterà entrambi a sopportare la detenzione e le sue leggi spietate, così come gli spettri del passato. Una storia di perdita, sopravvivenza e redenzione, in cui i due protagonisti entrano in confidenza e si raccontano, oscillando tra verità e segreti inconfessabili, fino a scoprire un tragico passato comune. Per Compston (visto di recente in Soulboy), una prova interpretativa in equillibrio tra ambiguità e vulnerabilità.

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di Delphine e Muriel Coulin, sulla sconvolgente decisione di un gruppo di adolescenti di rimanere incinte tutte nello stesso momento, e l'ironico Ok, Enough, Goodbye di Rania Attieh e Daniel Garcia (Emirati Arabi Uniti - Libano), ritratto di un "bamboccione" in salsa libanese, hanno infine ricevuto ex aequo il Premio speciale della giuria, per un totale di 8 mila euro. Per la lista completa dei premi (doc, corti, Cipputi, Fipresci e collaterali) clicca qui.

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