Un buon anno per il cinema africano
di Lisa van Wyk
- È stato un buon anno per il cinema africano e sudafricano, con registi che hanno vinto premi internazionali e perfino drammi sudafricani che hanno ricevuto un forte consenso di pubblico e una pubblicità riservata in genere solo alle commedie leggere di Leon Schuster.
Nessun film è stato acclamato a livello internazionale come lo scorso anno il film District 9, ma sembra che l'industria cinematografica sudafricana stia ancora beneficiando del successo di questo film, riscontrando sentimenti maggiormente positivi da parte del pubblico verso le produzioni locali.
Ecco alcune delle uscite cinematografiche che hanno avuto un certo impatto durante l'anno in corso e ciò che il critico cinematografico del Mail&Guardian, Shaun de Waal, ha detto di loro.
Skoonheid
Shaun de Waal aveva indicato Skoonheid come miglior film sudafricano dell'anno, e il suo successo internazionale sembra confermarlo. Il film ha ricevuto il Queer Palm Award, un riconoscimento che premia film con tematiche LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), nell'ambito del Festival di Cannes. Il film, scritto e diretto da Oliver Hermanus, racconta la storia di un africano conservatore sposato che si scopre attratto, fino a esserne ossessionato, da un giovane uomo incontrato al matrimonio della propria figlia. Non è un film facile da vedere, con scene di sesso violento e di stupro, ma è uno studio affascinante attorno a soggetti che raramente sono affrontati da una società conservatrice. I giudici di Cannes avevano definito il film come "un vero cinema verità, decisamente spiacevole a prima vista, molto inquietante, incisivo, radicale". Nella sua recensione de Waal aveva detto: "Non si tratta d’intrattenimento convenzionale, no; ma io ho trovato Skoonheid avvincente, e la gravità della storia è bilanciata dalla bellezza della composizione”.
VivaRiva
Viva Riva è il primo lungometraggio realizzato nella Repubblica Democratica del Congo in venticinque anni ed è il film africano non sudafricano di maggior successo mai proiettato in Sud Africa. Diretto da Djo Tunda wa Munga, il film esplora i violenti bassifondi di Kinshasa, aprendo nuove strade per il cinema Africano con la sua cruda descrizione della violenza e della vita in città. De Waal enfatizza l'elemento "locale" del film, e la sua rilevanza per i Sudafricani che potrebbero trovare familiari gli atteggiamenti e i comportamenti dei suoi protagonisti, con tutta l'ambizione e la disperazione che li porta a vivere le vite pericolose che conducono. De Wall l’ha definito "potente", affermando che è un film "da vedere, specialmente dai Sudafricani".
Retribution
Il thiller Retribution, diretto da Mukunda Michael Dewil, è stato acclamato come il "primo thriller sudafricano", ma è stato modellato su film americani come Primal fear (Schegge di Paura). De Waal ha scritto che il film "non racconta esattamente una nostra storia, non nel modo diretto che ai cineasti sudafricani è stato detto di fare", e ha posto l’accento sull'assenza di qualcosa di intrinsecamente sudafricano nel film. Il film ha come protagonisti due star del cinema sudafricano, Jeremy Crutchley e Joe Mafela, ed è un thriller psicologico ben confezionato, su di un uomo in cerca vendetta. De Wall ha anche sottolineato che il film è "un vero prodotto post-apartheid. Il giudice può essere di pelle nera e l'escursionista può essere un bianco, ma la polarità razziale è irrilevante sul piano dello sviluppo narrativo".
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